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Una delle principali conquiste di Libera è stata, nel 1995, l’ottenimento di una legge che<br />
consenta l’uso sociale dei beni confiscati per reati di mafia, raggiunta attraverso una<br />
campagna nazionale che ha portato al<strong>la</strong> raccolta di oltre un milione di firme per <strong>la</strong><br />
petizione che chiedeva al Par<strong>la</strong>mento di approvare tale legge. Un appello raccolto da<br />
tutte le forze politiche, che votarono all’unanimità <strong>la</strong> legge 109/96, nata con lo scopo di<br />
ampliare <strong>la</strong> precedente legge dell’82, voluta da Pio La Torre, <strong>la</strong> quale, anche se già<br />
prevedeva <strong>la</strong> possibilità di confiscare i beni ai mafiosi, aveva dei problemi procedurali<br />
molto forti e soprattutto non consentiva il loro riutilizzo sociale ma un esclusivo<br />
impiego per finalità istituzionali-governative. Si coronava, così, il sogno di chi, a<br />
cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con <strong>la</strong> propria vita l’impegno per sottrarre ai<br />
c<strong>la</strong>n le proprie ricchezze accumu<strong>la</strong>te illegalmente.<br />
Oggi, purtroppo, quell’impegno rischia di essere tradito perché un emendamento<br />
introdotto in Senato al<strong>la</strong> legge finanziaria prevede <strong>la</strong> vendita dei beni confiscati che non<br />
si riescono a destinare entro 3, 6 mesi. La vendita significherà una cosa soltanto: oltre<br />
ad avere un effetto disastroso sul<strong>la</strong> credibilità delle stesse istituzioni, comporterà il<br />
ritorno di quei beni nelle disponibilità dei c<strong>la</strong>n a cui erano stati sottratti, grazie alle note<br />
capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare <strong>la</strong> loro presenza.<br />
Piuttosto è necessario rafforzare l’azione di chi indaga per individuare le ricchezze dei<br />
c<strong>la</strong>n, introdurre norme che facilitino il loro riutilizzo e destinare i soldi e le risorse<br />
finanziarie sottratti alle mafie innanzitutto ai familiari delle vittime e ai testimoni di<br />
giustizia.<br />
L’appello di Libera è questo: «(...) non vendiamo quei beni confiscati che rappresentano<br />
il segno del riscatto di un’Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono<br />
davvero tutti “cosa nostra 507 ”». A tale scopo l’Associazione, a fine anno, quando stava<br />
per essere varata tale manovra finanziaria, ha portato avanti una raccolta firme contro<br />
l’emendamento, che nel giro di un paio di settimane è arrivata a oltre 200 mi<strong>la</strong> firme.<br />
Gli obiettivi che persegue Libera attengono: al<strong>la</strong> promozione di una cultura del<strong>la</strong><br />
legalità, del<strong>la</strong> solidarietà e dell’ambiente basata sui principi del<strong>la</strong> Costituzione, nel<strong>la</strong><br />
valorizzazione del<strong>la</strong> memoria storica per le persone che hanno operato contro le mafie,<br />
una cultura del<strong>la</strong> legalità che, come sottolinea Francesca Rispoli 508 , deve essere<br />
democratica, legata al<strong>la</strong> giustizia sociale quindi all’importanza dell’eguaglianza tra<br />
cittadini e non di favoritismo subdolo di alcuni rispetto ad altri; al<strong>la</strong> promozione<br />
dell’e<strong>la</strong>borazione delle strategie di lotta nonviolenta contro il dominio mafioso del<br />
507 http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/41.<br />
508 Intervista Francesca Rispoli in appendice.<br />
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