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perchè lui esiste, è lui che mi ha messo al mondo (...) ». Giovanni Impastato, fratello di<br />

Peppino, risponde con una lettera aperta di critica verso le affermazioni di Angelo<br />

Provenzano, le quali rappresentano una continuità rispetto a un certo modo tipico di<br />

pensare, che ribalta i ruoli, ce<strong>la</strong> <strong>la</strong> verità, rappresentando un ostacolo nel<strong>la</strong> lotta contro<br />

<strong>la</strong> mafia. La verità, che il figlio di Provenzano ce<strong>la</strong> agli altri e soprattutto a se stesso,<br />

sono le enormi responsabilità del padre nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> costruzione di un progetto<br />

criminale che ha prodotto migliaia di morti, ha sconvolto <strong>la</strong> vita quotidiana e bloccato lo<br />

sviluppo democratico di tutto il territorio siciliano. Non si chiede di rinnegare il padre,<br />

negare al lui l’affetto, ma «rompere con il suo ruolo e condannare con decisione le sue<br />

azioni criminali 84 ».<br />

Ritorniamo un’altra volta in casa Riina per vedere come anche lì si ripropone tale<br />

meccanismo. La figlia maggiore Maria Concetta quando per <strong>la</strong> prima volta andò a<br />

scuo<strong>la</strong> all’età di 19 anni, venne eletta rappresentante. Il pubblico ministero Ilda<br />

Boccassini, approfittò dell’occasione per chiedere se <strong>la</strong> figlia di Riina, adesso che era<br />

rappresentante di c<strong>la</strong>sse, avrebbe rinnegato pubblicamente <strong>la</strong> mafia. Maria Concetta<br />

rispose con un’intervista studiata a tavolino su un settimanale di prestigio compiacente,<br />

“Panorama”, aggirando <strong>la</strong> domanda, contestando il fatto che le si chiedesse di rinnegare<br />

il padre.<br />

Dirà: «Da cosa dovrei dissociarmi? Dall’affetto e dall’amore che papà mi ha dato da<br />

quando sono nata? (…) E come potrei, ancora, impedirmi di volergli bene? I ricordi che<br />

mi legano a lui sono tutti di una tenerezza struggente... 85 ». Prendendo esempio dal<strong>la</strong><br />

madre fornì una descrizione idilliaca del<strong>la</strong> loro vita familiare, non perdendo l’occasione<br />

per ricordare gli insegnamenti paterni basati sul rifiuto dei soprusi, del<strong>la</strong> violenza e sul<br />

rispetto del prossimo.<br />

Dimentica un piccolo partico<strong>la</strong>re, che per Concetta potrebbe essere irrilevante: suo<br />

padre è solo il capo dei capi di Cosa Nostra, pluriassassino e pluriergasto<strong>la</strong>no. Ma<br />

questo non sembra turbar<strong>la</strong>, non sembra che ci sia in lei nessun travaglio, nessuna<br />

<strong>la</strong>cerazione tra <strong>la</strong> riprovazione del<strong>la</strong> violenza mafiosa e l’affetto per l’amorevole<br />

genitore, il quale è ovviamente una povera vittima perseguitata ingiustamente. Nessuna<br />

prova, seppur accertata e inoppugnabile, potrà mai farle cambiare idea. Non capisce che<br />

difendendo lui difende quel mondo di morte che rappresenta.<br />

I figli dei mafiosi dovrebbero condannarle le colpe dei padri e non volere seguire le loro<br />

orme, che non vuol dire rinnegarli come persona e privarli dell’affetto, ma, anzi<br />

84 http://www.centroimpastato.it/ultime.php3).<br />

85 Dino A., La mafia nei silenzi e nelle parole delle donne, in Segno, n. 172, febb. 1996, p. 38.<br />

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