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un’importante famiglia mafiosa di Paceco, vicino Trapani, avevano sperato in<br />

un’unione che cementasse qualche utile alleanza, perciò fecero di tutto per iso<strong>la</strong>re<br />

Margherita che riuscì ad andare d’accordo solo con <strong>la</strong> suocera, probabilmente perché<br />

anche lei sopportava una vita fatta di maltrattamenti e umiliazioni.<br />

Ad un certo punto si rende conto che il marito è non solo un criminale ma anche un<br />

assassino. Vuole sapere, vuole conoscere e si mette ad origliare, osservare attentamente<br />

gesti, sguardi, allusioni, a control<strong>la</strong>re Gaspare e ciò le consentì di acquisire molte<br />

informazioni sugli affari illeciti dell’organizzazione. Tuttavia, non ebbe ancora il<br />

coraggio di <strong>la</strong>sciarlo per timore di essere uccisa, allora si mette a scrivere un memoriale<br />

di 19 pagine, in cui annota non solo tutto quello che aveva scoperto, ma le frustrazioni,<br />

<strong>la</strong> sofferenza, l’insoddisfazione e l’insofferenza per una vita fatta di paura, violenza,<br />

soprusi e umiliazioni.<br />

Ecco cosa si legge, infatti, nel<strong>la</strong> prima pagina del suo diario: «(...) Io sono <strong>la</strong> moglie di<br />

Gaspare Sugamiele, cioè Petralia Margherita. Sono <strong>la</strong> moglie perché tanto tempo fa mi<br />

sono sposata con questa persona, anche se non lo sono a tutti gli effetti; mi spiego<br />

meglio, sono <strong>la</strong> moglie davanti al<strong>la</strong> gente, ma realmente sono <strong>la</strong> cameriera, <strong>la</strong> prostituta<br />

con cui sfogare i suoi istinti animaleschi, sono anche <strong>la</strong> cosa da prendere a calci e a<br />

pugni, al momento che è nervoso, e se oso par<strong>la</strong>re, sono ancora calci e pugni, anche<br />

qualche osso lesionato, ma purtroppo l’ho voluto io, per di più ho 3 figli a cui badare,<br />

non posso fare altrimenti. Lui entra ed esce a suo piacimento e a qualsiasi ora, e io<br />

sempre zitta, perché se no.. 402 » Questi suoi giudizi, come si vede, sono l’ennesima prova<br />

dell’ipocrisia dei mafiosi che si dipingono sempre ‘rispettosi’ delle loro donne, che,<br />

invece, considerano – come scrive <strong>la</strong> stessa Petralia - solo buone a «stare in casa, tirare<br />

su i figli, stare zitte, prendere schiaffi senza fiatare (...)» mentre «(...) Il marito può fare<br />

quello che vuole 403 (...)».<br />

Stanca di lui, il suo amore si trasforma in odio. L’occasione per andare via arriva<br />

quando il marito scopre <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione extraconiugale del<strong>la</strong> moglie e <strong>la</strong> caccia fuori di<br />

casa. Tale re<strong>la</strong>zione diventò di dominio pubblico a seguito di un controllo eseguito dai<br />

carabinieri presso <strong>la</strong> casa del Sugamiele, in occasione del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> donna era stata<br />

sorpresa in compagnia del suo amante. Così Gaspare e il padre, il boss Vito Sugamiele -<br />

in base a quanto raccontato dal pentito Francesco Mi<strong>la</strong>zzo 404 - furono costretti ad<br />

402 Dino A., Meli A., Silenzi e parole dall’universo di Cosa Nostra, p. 111.<br />

403 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p.246.<br />

404 Cit. in Ingrascì O., Donne d’onore.<br />

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