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Ma <strong>la</strong> brutale vendetta trasversale non fa che aggiungere un altro tassello al<strong>la</strong> spirale di<br />
morte che ha colpito <strong>la</strong> famiglia Alleruzzo. Mentre il boss era in carcere, il figlio Santo,<br />
di 20 anni, verrà ucciso il 9 luglio del 1987 e dopo poco più di un mese toccherà al<strong>la</strong><br />
moglie Lucia Anastasi. Secondo le indagini, sembra si tratti di un feroce avvertimento al<br />
boss - nell’’87 non ancora pentito - perché “sgomberi il campo”, dato che, nonostante <strong>la</strong><br />
condizione detentiva, pare avesse mantenuto ancora una salda influenza sul suo<br />
territorio. La col<strong>la</strong>borazione seguirà quell’agguato, in cui per Alleruzzo è stata vio<strong>la</strong>ta<br />
una sacra rego<strong>la</strong>, infatti, dirà: «Nel nostro ambiente non è mai stata colpita una donna<br />
perché moglie o figlia dell’avversario (...) Io non ho detto una so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> quando hanno<br />
ucciso mio figlio. Quello lo capisco, ma le donne no (...) 138 ».<br />
Anche l’assassinio di Carme<strong>la</strong> Grazia Minniti, moglie di Nitto Santapao<strong>la</strong>, a Catania nel<br />
settembre del 1995 sembra essere -come sostiene <strong>la</strong> Dino 139 - un messaggio esplicito al<br />
congiunto per testimoniarne pubblicamente l’indebolimento e il disconoscimento del<strong>la</strong><br />
leadership.<br />
Accanto o insieme a questa, si avanza l’ipo<strong>tesi</strong> vendicativa da parte di Pippo Ferrone a<br />
cui erano stati ammazzati il padre e il figlio, ad opera appunto di Nitto Santapao<strong>la</strong> e<br />
Nino Puglisi del c<strong>la</strong>n Savasta. Per punire quest’ultimo, Ferrone un anno dopo, il 27<br />
agosto, fece uccidere dal nipote Giuseppe Ravalli, Santa Puglisi, figlia del boss e il<br />
nipote tredicenne Salvatore Botta, nel cimitero di Catania dove <strong>la</strong> Puglisi si recava<br />
giornalmente dopo l’assassinio del marito, Matteo Romeo, avvenuto il 23 novembre del<br />
1995.<br />
Proprio Nino Puglisi insieme al suo braccio destro, Orazio Nicolosi, un anno prima, il<br />
13 luglio del 1994, davanti agli occhi dei figli, uccise <strong>la</strong> moglie di Riccardo Messina<br />
-sicario e membro dello stesso c<strong>la</strong>n Savasta, divenuto col<strong>la</strong>boratore -, Liliana Caruso e<br />
<strong>la</strong> suocera Agata Zucchero. Tale duplice omicidio, secondo le analisi di C<strong>la</strong>re<br />
Longrigg 140 , più che un avvertimento al Messina legato al<strong>la</strong> sua col<strong>la</strong>borazione,<br />
sembrava essere un messaggio diretto ad altri pentiti, facendo intendere loro che<br />
avrebbe fatto terra bruciata a chiunque avesse osato par<strong>la</strong>re.<br />
Ancora morte per le donne: vengono uccise nel 1989, mentre facevano ritorno a casa,<br />
Leonarda e Lucia Cosentino, Vincenza Marino Mannoia, madre, zia e sorel<strong>la</strong> dell’ex<br />
chimico di Cosa Nostra, Francesco Marino Mannoia, colpevoli di non aver rinnegato<br />
l’“infame” continuando ad avere contatti con lui; Marina Spinelli viene colpita a morte<br />
138 http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/27/Catania_cimitero_mafia_corpo_del<strong>la</strong>_co_8_980327294<br />
.shtml.<br />
139 Dino A. in Segno n. 172, febb. 1996.<br />
140 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia.<br />
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