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loro presunta supremazia, è molto alto in quanto fa di loro le principali artefici e vittime<br />

dell’esclusione femminile dai poteri altri e soprattutto del<strong>la</strong> repressione del<strong>la</strong> propria<br />

soggettività di donna. L’ombra del<strong>la</strong> madre è, quindi, in realtà, «l’ombra di una non<br />

identità che cerca e trova il suo modo di esistere attraverso <strong>la</strong> sua stessa marginalità 69 ».<br />

Il mafioso fa uno stendardo del suo rapporto con <strong>la</strong> madre. Esplicativo in tal senso è un<br />

aneddoto che viene raccontato dal biografo di Luciano Liggio, il boss di Corleone, il<br />

quale lo descrive come un uomo caratterizzato dal piacere di uccidere e dal<strong>la</strong> sete di<br />

potere, non diminuiti affatto da un’intera esistenza passata in <strong>la</strong>titanza. L’essere uno dei<br />

delinquenti più ricercati d’Italia, tuttavia, non riusciva a tenerlo lontano dal<strong>la</strong> mamma:<br />

«Una volta tornò a Corleone al<strong>la</strong> chetichel<strong>la</strong> per rivedere <strong>la</strong> madre, perchè come tutti gli<br />

assassini adorava <strong>la</strong> mamma 70 ». D’altronde «Chi vuol bene a’ figli più del<strong>la</strong> madre? 71 ».<br />

Nel legame tra madre e figlio in una famiglia mafiosa si annida una forza insidiosa:<br />

«quello che è difficile da percepire è il ruolo sotterraneo che <strong>la</strong> donna ha sempre<br />

esercitato: quello nascosto, quello subdolo, quello dell’inconscio, quello del <strong>la</strong>tte....<br />

Perchè <strong>la</strong> cultura mafiosa, <strong>la</strong> coltivazione di umori, ci certi modi di pensare, di<br />

irrigidimenti, di selezioni, di giustificazioni, di comportamenti, prima ancora dell’uomo<br />

- il maschio, il padre - è trasmessa dal<strong>la</strong> donna. É impossibile immaginare tanti Riina,<br />

tanti Provenzano, tanti Bagarel<strong>la</strong>, tanti Brusca se non ci fosse un terreno fertile nel quale<br />

farli crescere, che non è soltanto <strong>la</strong> cultura, <strong>la</strong> tradizione, il silenzio, un certo tipo di<br />

ambiente, ma anche le persone, e quindi anche le donne 72 ».<br />

In sostanza, si deve al loro delicato <strong>la</strong>voro pedagogico, se i figli impareranno a pensare<br />

ed esistere come donne e uomini d’onore.<br />

2.1.1 Le madri “modello”<br />

Un esempio di madre che ha cresciuto i figli in base ai “valori” del<strong>la</strong> mafia è,<br />

sicuramente, quello di Ninetta Bagarel<strong>la</strong>. Sorel<strong>la</strong> di Leoluca Bagarel<strong>la</strong> e moglie di Totò<br />

Riina - capo dei capi di Cosa Nostra fino ai primi anni novanta - dimostra di adempiere<br />

a tutti i doveri di una moglie del boss, rimanendo accanto al suo uomo nei momenti<br />

difficili e condividendone <strong>la</strong> <strong>la</strong>titanza. Si occupò dell’educazione dei suoi 4 bambini, e,<br />

essendo stata maestra, fece loro anche da insegnante dato che, vivendo in c<strong>la</strong>ndestinità,<br />

non potevano frequentare <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />

69 Di Maria F., Lavanco G., in Psicologia Contemporanea, 1999,p. 35.<br />

70 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p. 128.<br />

71 Pitrè G., La Mafia e l’omertà, p. 70.<br />

72 Liliana Ferraro cit. in Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, (corsivo mio), p. 121.<br />

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