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nel<strong>la</strong> decisione e organizzazione di gravi fatti di sangue, non andati in porto solo per<br />

eventi esterni al<strong>la</strong> volontà degli imputati 243 ».<br />

Il ruolo di messaggera, generalmente, rappresenta l’abbozzo di un ruolo più pregnante<br />

generando le condizioni perché <strong>la</strong> donna raggiunga posizioni più alte nel<strong>la</strong> gerarchia<br />

dirigenziale.<br />

La Vitale, arrestata per associazione mafiosa nel 1998, pochi mesi dopo l’incarico,<br />

sopporta il carcere come una vera “donna d’onore”, fino al 2002. Insieme a lei nel 1998<br />

verranno arrestate altre 4 donne collegate con <strong>la</strong> famiglia Vitale con accuse che vanno<br />

dall’associazione mafiosa, al favoreggiamento, al concorso esterno in associazione<br />

mafiosa: Giro<strong>la</strong>ma Barretta, una lontana cugina dei Vitale; Maria Rita Santamaria,<br />

un’insegnante che sarebbe stata amante di Vito Vitale da cui ne avrebbe avuto una<br />

figlia; Jessica Scott, giovane moglie americana di un boss catanese vicino ai Vitale;<br />

Rosa Merce, moglie del capomafia catanese Santo Mazzei.<br />

Nel 2003 Giusy sarà nuovamente arrestata ma in seguito all’accusa dell’omicidio di<br />

Salvatore Riina, che le sarebbe costato l’ergastolo, decide di col<strong>la</strong>borare.<br />

Dalle analisi del fenomeno, si nota come un elemento necessario affinché le donne<br />

acquisiscano un ruolo direttivo, manageriale e una posizione di comando, sembra essere<br />

<strong>la</strong> presenza di una situazione di crisi, ossia l’assenza dell’uomo-capo perchè deceduto,<br />

detenuto, <strong>la</strong>titante o in ogni caso impossibilitato a continuare <strong>la</strong> gestione diretta del<strong>la</strong><br />

funzione ricoperta.<br />

In linea con quanto messo in evidenza in partico<strong>la</strong>re da Teresa Principato e Alessandra<br />

Dino, sembra, dunque, che <strong>la</strong> natura del potere femminile, soprattutto ai livelli più alti,<br />

proprio perché si esprime prevalentemente nel<strong>la</strong> supplenza, sia delegato e temporaneo,<br />

un surrogato 244 di quello maschile.<br />

Le donne sarebbero costrette ad abbandonarlo una volta terminato il periodo di crisi,<br />

con il vantaggio per l’uomo, che pur assente, continua a mantenere <strong>la</strong> sua egemonia<br />

amministrativa. È come se il potere fosse custodito in “cassaforte”, conservato in<br />

“naftalina 245 ”. Cederlo a un altro uomo, perfino un luogotenente fidato, comporterebbe il<br />

rischio di perderlo.<br />

Il ruolo femminile è sostitutivo e, comunque, legittimato sempre da un uomo, padre,<br />

marito, fratello che sia. Per questo, ad esempio, Cintorino fu accusato anche di reati<br />

perpetuati mentre era detenuto.<br />

243 Ingrascì O., Donne d’onore, p. 83.<br />

244 Ingrascì O., Donne d’onore.<br />

245 Ibidem, p.85.<br />

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