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La Vitale dunque, dipinge una figura di donna che sa più di quanto vuole fare apparire,<br />

vede, capisce, sente ma «è come se non esistesse cioè un’ombra (...) come se fosse una<br />

statua, ci sta, è lì zitta e buona e fa <strong>la</strong> mamma 328 (…)».<br />

Queste parole esprimono chiaramente non solo tutti quei compiti fondamentali che <strong>la</strong><br />

donna ha sempre ricoperto ma anche il rapporto di dominio-sottomissione che l’uomo<br />

impone. Perfino verso una donna forte, coraggiosa, meglio di un ‘masculu’, quale è<br />

Giusy, i rapporti con i fratelli si riducevano e traducevano, infatti, in questi termini e<br />

non sarà certo <strong>la</strong> carica di reggente a cambiare le cose.<br />

Era Cosa loro<br />

A loro dovrà tale posizione e per loro <strong>la</strong> conserva, sempre ovviamente sotto<br />

supervisione, per questo si sentiva una “Cosa loro”. Ma fu anche una posizione<br />

acquisita con sacrifici, determinazione e consapevolezza nonchè una dimostrazione,<br />

soprattutto per Nardo e Michele, di cui cercava sempre l’approvazione, che poteva<br />

benissimo prendere il loro posto anche se era una fimmina. Una specie di vendetta così<br />

che potesse dir loro «Hai visto, pure io da donna se volessi potrei ottenere quello che<br />

ottieni tu da uomo 329 ».<br />

Dovendo fare da tramite tra Nardo detenuto e Vito <strong>la</strong>titante ha goduto di una posizione<br />

privilegiata perché da lei passava qualsiasi tipo d’informazione inerente gli affari di<br />

Cosa Nostra. Era difficile trovare una persona che ne sapesse più di lei perciò <strong>la</strong> sua<br />

candidatura a capomandamento, dopo l’arresto del fratello Vito, non poteva che essere<br />

accolta senza discussione, costituendo il normale prosieguo di un “duro” <strong>la</strong>voro fatto<br />

per anni per i fratelli i quali con <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> boss avrebbero mantenuto <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong><br />

famiglia Vitale all’interno di Cosa Nostra.<br />

Nonostante ricoprì tale carica per poco tempo - dal 14 Aprile, data dell’arresto del<br />

fratello Vito, fino al 25 giugno 1998, data del suo arresto - lo fece in maniera<br />

impeccabile, senza avere nul<strong>la</strong> da invidiare a qualsiasi altro boss anzi dovendo dividersi<br />

anche tra il ruolo di moglie e di madre.<br />

Era diventata sperta, libera di muoversi, d’incontrare altri mafiosi, d’informarsi e da<br />

buon boss sapeva premeditare, ragionare, organizzare, anticipare le mosse<br />

dell’avversario grazie al<strong>la</strong> sua grande intelligenza “criminale” e ad un carattere deciso,<br />

forte, aggressivo. Inizia, persino, a prendere decisioni a volte anche contrarie al parere<br />

dei fratelli, i quali, però, consapevoli del<strong>la</strong> sua competenza, seppur prima non<br />

chiedessero mai <strong>la</strong> sua opinione, si fidavano ciecamente.<br />

328 Intervista Giusy Vitale in appendice.<br />

329 Ibidem.<br />

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