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Il 16 febbraio del 2005 inizia <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione.<br />
La donna che incontrano i magistrati che <strong>la</strong> seguirono, come mette in rilievo uno di<br />
questi, Maurizio De Lucia, non par<strong>la</strong> in quanto amante, moglie, figlia ma in prima<br />
persona mostrando <strong>la</strong> stessa iniziale diffidenza verso <strong>la</strong> giustizia, lo stesso carattere e lo<br />
stesso linguaggio mafioso tipici degli uomini d’onore che iniziano a col<strong>la</strong>borare.<br />
Significativo del<strong>la</strong> permanenza di un certo retaggio mafioso sono le parole utilizzate<br />
dal<strong>la</strong> stessa nel racconto del<strong>la</strong> sua vita ed anche l’atteggiamento mostrato durante<br />
l’intervista: chiama ‘sbirri’ - termine usato in senso dispregiativo - le forze dell’ordine,<br />
‘infami’ i col<strong>la</strong>boratori e il crescente numero di questi ‘un’epidemia’; par<strong>la</strong> di Brusca<br />
-che ha, tra i tanti misfatti, ‘solo’ premuto il pulsante per far saltare in aria Falcone e<br />
strango<strong>la</strong>to e sciolto nell’acido il piccolo Di Matteo - come di un ‘gran bravo ragazzo’;<br />
usa il termine ‘astutare 332 ’ per indicare che è stato ucciso qualcuno; si mostra reticente<br />
per alcune domande e mostra ve<strong>la</strong>tamente l’atteggiamento altezzoso e superbo tipico di<br />
un boss, non manifestato del tutto apertamente dal<strong>la</strong> necessità di accattivarsi <strong>la</strong> simpatia<br />
dell’interlocutore.<br />
Camil<strong>la</strong> Costanzo sostiene che Giusy Vitale, vissuta come dentro un ‘film 333 ’ che però<br />
non era il suo ma quello dei fratelli, è diventata mafiosa perché non aveva scelta, era il<br />
suo destino, seppur con questo né l’autrice, né <strong>la</strong> Vitale stessa vuole giustificarsi.<br />
Giusy, infatti, sottolinea quest’aspetto durante l’intervista: «(...) allora credevo, che<br />
comunque, quando io ho fatto quello che ho fatto per i miei fratelli, io credevo che<br />
essendo <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> non mi avrebbero potuto fare nul<strong>la</strong>, nel senso io stavo facendo una<br />
cosa giusta, <strong>la</strong> facevo per i miei fratelli, cioè non è cha stavo a fare qualcosa di<br />
sbagliato, dal mio punto di vista. Quindi io portavo avanti sia il nome dei Vitale come<br />
così portavo avanti i pensieri dei miei fratelli, tutto ciò che riguardava loro (...) Io mi<br />
sono annul<strong>la</strong>ta come persona, (...) io non esistevo, per me esistevano loro, tutto ciò che<br />
facevo lo facevo per loro, in sembianze di loro. Quindi io non è che avevo <strong>la</strong> possibilità<br />
di scegliere (...) tutte le mie scelte sono state basate su tutto ciò che loro volevano 334<br />
(...)»<br />
E del<strong>la</strong> mafia ancora dirà: «(…) <strong>la</strong> vivevo come una cosa normale perché c’ero nata,<br />
quindi non vedevo <strong>la</strong> differenza tra il lecito e l’illecito (...) Da persona che ha fatto una<br />
scelta diversa e consapevole ovviamente so che <strong>la</strong> mafia non è quel<strong>la</strong> che ti porta avanti<br />
ma sei proprio nel<strong>la</strong> illegalità totale 335 (...)».<br />
332 Dal siciliano letteralmente significa spegnere.<br />
333 Costanzo C., Ero cosa loro, p. 157.<br />
334 Intervista Giusy Vitale in appendice.<br />
335 Intervista Giusy Vitale in appendice.<br />
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