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Per Cosa Nostra le donne e i bambini sono sacri fino al momento in cui non<br />

costituiscono in qualche modo una sfida o una minaccia per l’organizzazione, in quel<br />

caso non hanno nessuna remora a sparare e ad uccidere.<br />

Già nei primi anni del ‘900, conflitti tra famiglie mafiose portarono a sterminare intere<br />

famiglie, e quindi a uccisioni di donne e bambini: per esempio nel 1922 a Burgio,<br />

nell’Agrigentino, e a Sc<strong>la</strong>fani, nelle Madonie. E prima nel 1911, nel conflitto tra cosche<br />

mafiose di Monreale denominate “Stoppaglieri” e “Giardinieri”, era stato ucciso un<br />

ragazzo dodicenne. L’assassino fu il mafioso Salvatore Salomone che andando a caccia<br />

di nemici incontrò il ragazzo e non esitò ad ucciderlo per non tornare a casa con le<br />

“mani vuote”. Si dice che abbia esc<strong>la</strong>mato «Ma proprio niente dovevo portare oggi a<br />

Don Totò 135 ».<br />

Nel giugno 1959 a Tommaso Natale, nel corso di un conflitto tra mafiosi per il<br />

predominio su un terreno, viene uccisa <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> Anna Prestigiacomo; nel settembre<br />

dello stesso anno a Palermo, durante una sparatoria tra mafiosi, è colpita a morte<br />

Giuseppina Savoca, di 13 anni; il 26 ottobre del 1959 a Godrano, nel corso dello scontro<br />

tra le famiglie mafiose del<strong>la</strong> zona, due mafiosi travestiti da carabinieri uccidono il<br />

bambino Antonino Pecoraro, di 10 anni, e il fratello Vincenzo, in giovanissima età; il 18<br />

gennaio 1961, nel corso del<strong>la</strong> faida mafiosa tra i Cracolici e i Riccobono a Tommaso<br />

Natale, viene ucciso il tredicenne Paolino Riccobono.<br />

Nel 1948, il sindacalista P<strong>la</strong>cido Rizzotto fu assassinato dal giovane e ambizioso<br />

gangster di Corleone, Luciano Liggio. All’omicidio assistette un ragazzo, Giuseppe<br />

Letizia, di dodici anni, che fu così traumatizzato che rimase in stato di shock.<br />

Accompagnato dal<strong>la</strong> madre in ospedale, gli praticarono un’iniezione di tranquil<strong>la</strong>nti che<br />

lo uccise all’istante ma non si trattò di un errore: l’iniezione fu praticata dal direttore<br />

dell’ospedale in persona, Michele Navarra, a quel tempo a capo del c<strong>la</strong>n dei corleonesi.<br />

A questi sono da aggiungere i bambini uccisi dai banditi, più o meno collegati con i<br />

mafiosi, come Calcedonio Cata<strong>la</strong>no, di 13 anni, ucciso nel 1945 a Roccapalumba da<br />

banditi che lo credevano una spia. Nel 1947 un raduno di contadini, organizzato dai<br />

sindacati e dai partiti del<strong>la</strong> sinistra svoltosi in occasione del primo Maggio a Portel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> Ginestra, fu preso di mira dal<strong>la</strong> mafia e dai suoi mandanti politici. Vennero sparati<br />

dei colpi di fucile sul<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, uccidendo quattro ragazzi: Giovanni Crifò, 12 anni,<br />

Vincenzina La Fata, 8 anni, Serafino Lascari, 15 anni, Lorenzo Di Maggio, 7 anni, una<br />

135 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia,p. 59.<br />

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