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cosca di Campobello di Mazara contribuendo a sve<strong>la</strong>re gli scottanti rapporti tra mafia,<br />

massoneria e politica nel<strong>la</strong> provincia di Trapani.<br />

La Filippello, infatti, era a conoscenza di un gran numero di informazioni, dal traffico di<br />

eroina, contrabbando di sigarette e oro, al racket delle protezioni, detenzione di armi..,<br />

informazioni acquisite, da vera mafiosetta 398 - come <strong>la</strong> stessa si definiva - grazie al suo<br />

intuito, a ciò che udiva di nascosto e quello che gli raccontava Natale.<br />

Facciamo propria <strong>la</strong> speranza del<strong>la</strong> Incande<strong>la</strong> 399 <strong>la</strong> quale per donne come Giacoma<br />

Filippello ma anche Serafina Battaglia - testimoni e complici di mafiosi, delle stragi,<br />

delle torture inflitte ad altre donne e ai bambini e che hanno vissuto eventi senza alcun<br />

dubbio traumatici ma di cui non avevano prima alcun rimorso, pienamente assuefatte a<br />

una cultura mafiosa - si augura che il loro percorso di col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> giustizia<br />

possa essere anche di presa di coscienza e di costruzione di un’identità positiva che<br />

abbandoni per sempre ogni legame con <strong>la</strong> mafia.<br />

Nonostante abbiano utilizzato <strong>la</strong> giustizia come ultimo approdo, bisogna riconoscere, in<br />

linea con le considerazioni del Rapporto sul fenomeno del<strong>la</strong> criminalità organizzata per<br />

l’anno 1995, del Ministero dell’Interno, come siano riuscite a utilizzare proprio quei<br />

sentimenti ritenuti caratteristici del<strong>la</strong> cultura mafiosa (odio, vendetta, desiderio di<br />

rivalsa e/o di sicurezza) in senso positivo rappresentando in molti casi <strong>la</strong> motivazione<br />

del ricorso alle Autorità dello Stato, per offrire il proprio contributo e ottenere giustizia,<br />

«interrompendo e spezzando quei vincoli di ordine culturale e sociale (...) che sono<br />

risultati ‘ostativi’ in precedenza 400 ».<br />

La rabbia, <strong>la</strong> vendetta, l’odio, sono emozioni che, se usate con “intelligenza 401 ”,<br />

rappresentano un’arma micidiale contro l’organizzazione.<br />

Margherita Petralia<br />

Se nelle storie fin qui narrate il lutto e <strong>la</strong> vendetta rappresentano i motivi predominanti<br />

del<strong>la</strong> scelta col<strong>la</strong>borativa, in altri vissuti, il desiderio di allontanamento dall’ambiente<br />

mafioso è suscitato dalle violenze subite.<br />

È questo il caso di Margherita Petralia che nel 1985 si rivolse alle forze dell’ordine<br />

mossa dal desiderio di liberarsi dall’oppressione del marito, Gaspare Sugamiele.<br />

Sposatasi giovanissima, a 19 anni, comincia subito a detestare il marito che si mostra<br />

violento contro di lei. D’altronde il suo matrimonio non era stato gradito né al<strong>la</strong> sua<br />

famiglia né a quel<strong>la</strong> di Gaspare. I genitori di questo, infatti, appartenendo a<br />

398 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p.268.<br />

399 Incande<strong>la</strong> F., Donne di mafia. Donne contro <strong>la</strong> mafia.<br />

400 Cit. in Puglisi A., Donne, mafia e antimafia, p. 90.<br />

401 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia.<br />

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