Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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Lucrezia Pantaleo Guarini<br />
davanti al sagrato del<strong>la</strong> Chiesa del Purgatorio in Piazza Se<strong>di</strong>le: era il 6 febbraio<br />
1799, in quell’anno mercoledì delle Ceneri.<br />
In quel<strong>la</strong> occasione, il sindaco del<strong>la</strong> città, Luigi Zanchi, fece chiudere le<br />
cinque porte <strong>di</strong> accesso al<strong>la</strong> città così come avevano fatto le città <strong>di</strong> Barletta,<br />
Trani e Giovinazzo. Il giorno dopo alcuni incivili, dopo aver spiantato l’albero,<br />
<strong>la</strong>cerarono <strong>la</strong> “coppo<strong>la</strong>” e <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era, ridussero in pezzi il detto albero<br />
buttandolo nel pozzo pubblico, antistante il sagrato del<strong>la</strong> Chiesa del Purgatorio.<br />
«Ritenuto tale atto incivile, fu ripiantato, detto albero, nel giorno 10 <strong>di</strong> detto<br />
febbraio» (G. Saliani).<br />
«I Modugnesi aspettarono gli assalitori entro le mura intorno ai fuochi<br />
accesi per le s<strong>tra</strong>de del borgo, mentre preparavano archibugi e mortaretti <strong>la</strong> sera<br />
del 9 marzo 1799. All’alba del 10 marzo, domenica <strong>di</strong> passione, un certo Soria<br />
che capitanava <strong>la</strong> ciurma dei Sanfe<strong>di</strong>sti sparò col cannone alcuni tiri dal<strong>la</strong> via <strong>di</strong><br />
Carbonara presso <strong>la</strong> Chiesa dei Cappuccini fuori le mura verso il campanile<br />
dando inizio all’assalto del paese. I nostri uomini appostati sulle torri si <strong>di</strong>fesero<br />
con cannoncini che riuscivano a <strong>la</strong>nciare le palle fino a 130 passi, mentre le<br />
donne pregavano nel<strong>la</strong> Chiesa Matrice <strong>la</strong> Vergine Addolorata, acchè proteggesse<br />
<strong>la</strong> loro impresa» (Mi<strong>la</strong>no, 1984).<br />
2. Di qui <strong>la</strong> <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione vuole che in memoria <strong>di</strong> questo evento miracoloso si<br />
accendano le “fanove”, i falò del 10 marzo in onore del<strong>la</strong> Madonna Addolorata<br />
che salvò il nostro paese.<br />
3. Le “fanove” sono dei gran<strong>di</strong> falò <strong>di</strong> comunione (mettere insieme), perché<br />
si accumu<strong>la</strong>va una gran quantità <strong>di</strong> legna che tutti i bambini del quartiere si<br />
industriavano a cercare nelle vicine campagne o presso le case degli agricoltori<br />
per fare <strong>la</strong> catasta più alta delle altre.<br />
4. Dopo aver raccolto <strong>la</strong> legna, essa veniva portata negli s<strong>la</strong>rghi e spiazzi del<br />
proprio rione, dove veniva allestita una gran catasta sul ceppo dell’anno<br />
precedente. All’imbrunire un uomo o una donna del vicinato accendeva <strong>la</strong><br />
“fanova” a ricordo degli avvenimenti del 1799.<br />
5. Questi falò si moltiplicavano man mano che il paese si ingran<strong>di</strong>va e tutto<br />
<strong>di</strong>ventava molto suggestivo e allegro. L’aria si riempiva <strong>di</strong> fumo e dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione<br />
che il fumo prendeva, gli agricoltori <strong>tra</strong>evano auspici per il futuro raccolto delle<br />
campagne. Man mano che <strong>la</strong> legna bruciava, lingue <strong>di</strong> fuoco gial<strong>la</strong>stre, si<br />
levavano alte nel cielo, riscaldando l’aria frizzantina <strong>di</strong> marzo.<br />
6. Intorno ad ogni “fanova” sedeva <strong>la</strong> gente del rione: i bambini sope o<br />
vanghetidde, cioè sopra un banchetto, gli adulti su panche <strong>di</strong> legno e se<strong>di</strong>e<br />
impagliate. Nell’attesa che cuocessero le rape stufate con olio e cipolle fresche (le<br />
sponsale) nel<strong>la</strong> frissole (<strong>la</strong> padel<strong>la</strong> con manico lungo), che sfrigo<strong>la</strong>va sul treppiede<br />
posto sul fuoco, e anche i ceci bianchi – cicere sfritte – “sfritti” in poco olio, che si<br />
cucinavano lentamente in un’al<strong>tra</strong> padel<strong>la</strong> scura e si <strong>di</strong>stribuivano ai convenuti,<br />
le donne consacravano quest’attesa recitando il Santo Rosario. Dopo<br />
consumavano insieme tutto quello che era stato preparato annaffiandolo con un<br />
vinello primitivo delle nostre ubertose campagne. Ancora mi vien da ridere<br />
ricordando episo<strong>di</strong> del<strong>la</strong> mia infanzia, quando frotte <strong>di</strong> monelli degli altri rioni<br />
passavano da un quartiere all’altro con le tasche piene <strong>di</strong> sale, che gettavano con<br />
mano lesta sul fuoco, dandosi rapidamente al<strong>la</strong> fuga subito dopo! E le massaie<br />
che inviavano al<strong>la</strong> loro <strong>di</strong>rezione pugni levati in segno <strong>di</strong> minaccia e ur<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />
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