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Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...

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Antonia Co<strong>la</strong>monico<br />

scienza me<strong>di</strong>ca. Il sapere si è frantumato in rigagnoli <strong>di</strong> linguaggi specifici, tanto<br />

da creare una miriade <strong>di</strong> esperti su campi, da un <strong>la</strong>to estremamente circoscritti,<br />

dall’altro complessi pur nel loro essere locali, in quanto <strong>la</strong> complessità si mos<strong>tra</strong><br />

sia nel micro che nel macro cosmo: per ogni campo <strong>di</strong> conoscenza che si sve<strong>la</strong>, se ne crea<br />

uno nuovo <strong>di</strong> ignoranza, tanto che, secondo Maturana e Vare<strong>la</strong> (1992),<br />

conoscenza/ignoranza, si rincorrono, a tondo, per cui non c’è soluzione. Per essere più<br />

espliciti, si pensi ad una struttura ad albero che si sdoppia all’infinito, in<br />

sottostrutture a rami e questi in rami sempre più piccoli e molteplici. Viaggiando<br />

all’interno <strong>di</strong> una sì fatta topografia, l’osservatore si muove secondo un or<strong>di</strong>ne<br />

lineare-sequenziale che lo fa procedere lentamente nello spazio. Aprendo passo<br />

dopo passo <strong>la</strong> s<strong>tra</strong>da, egli percepisce una doppia sensazione <strong>di</strong> gioia/smarrimento<br />

che rende <strong>la</strong> sua azione <strong>di</strong> ricerca sicura/insicura, poiché più si incammina nel<br />

percorso <strong>di</strong> conoscenza e più si allontana dal<strong>la</strong> visione del tutto, cioè l’albero.<br />

Muoversi in una simile posizione <strong>di</strong> lettura equivale ad essere in un <strong>la</strong>birinto, in cui<br />

l’osservatore se, da un <strong>la</strong>to, può e<strong>la</strong>borare dei percorsi esplorativi a breve raggio <strong>di</strong><br />

ricco significato, dall’altro, non ha <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> venire a capo dello stesso<br />

spazio, poiché dove finisce una via, con un vincolo, se ne mos<strong>tra</strong><br />

automaticamente una nuova: in tale stato <strong>di</strong> precarietà <strong>la</strong> Scienza perde lo stesso<br />

significato storico del perché del suo ricercare e si va ad impantanare in una molteplicità <strong>di</strong><br />

sotto insiemi che rendono circoscritte le letture. La crisi in atto, come si può notare,<br />

non è dunque sul piano dei risultati scientifici che a rigor del vero hanno<br />

raggiunto un altissimo livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>zione, ma su quello meta-scientifico.<br />

Ritornando al<strong>la</strong> metafora dell’albero, manca al<strong>la</strong> ricerca contemporanea <strong>la</strong> visione<br />

a chioma, come uno sguardo al<strong>la</strong>rgato, che sappia, in un colpo d’occhio, vedere<br />

l’insieme dei rami. La crisi <strong>di</strong> lettura è non in campo topico, bensì utopico. È venuta<br />

meno <strong>la</strong> visione generale che dà al<strong>la</strong> scienza e allo scienziato il senso storico, inteso<br />

questo come il campo universo. Se <strong>la</strong> crisi <strong>di</strong> lettura si pone a livello utopico, allora si<br />

è <strong>di</strong> fronte ad uno s<strong>tra</strong>ppo epocale o ad un salto <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma.<br />

In tale humus culturale ha preso corpo Biostoria, a metà degli anni ’80. Con<br />

tale stu<strong>di</strong>o (Co<strong>la</strong>monico, 2006) si è cercato <strong>di</strong> uscire dal vicolo cieco <strong>di</strong> un sapere<br />

organizzato a linee parallele <strong>di</strong> conoscenze, per iniziare, con un <strong>di</strong>fferente approccio<br />

<strong>di</strong> lettura, a navigare liberamente da un campo <strong>di</strong>sciplinare ad un altro. Ma tale<br />

salto organizzativo ha richiesto, a sua volta, un salto cognitivo, poiché una lettura a<br />

reticolo, implica un’organizzazione del pensiero a costel<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> no<strong>di</strong>-reti<br />

concettuali. Se bisogna cambiare l’approccio, si dovrà obbligatoriamente rivedere<br />

le carte <strong>di</strong> lettura, le visioni, i significati, i linguaggi. Secondo un processo a catena<br />

<strong>di</strong> ridefinizione, gli appunti e le considerazioni <strong>di</strong> biostoria hanno assunto <strong>la</strong><br />

connotazione <strong>di</strong> una scienza-metodo, in quanto rincorrendo i significati e<br />

riscrivendo le carte, in funzione dei nuovi sensi, si sono ri<strong>tra</strong>tteggiati i movimenti<br />

dello Spazio-Tempo. In tale operazione <strong>di</strong> rivisitazione dei concetti sono emersi gli<br />

aspetti comuni e <strong>tra</strong>ns<strong>di</strong>sciplinari che nel tempo avevano svolto <strong>la</strong> funzione <strong>di</strong><br />

no<strong>di</strong> <strong>di</strong> biforcazione del processo <strong>di</strong> conoscenza. Conoscenza che si mos<strong>tra</strong>va come<br />

una rete <strong>di</strong> intrecci a più s<strong>tra</strong>ti polisemici <strong>di</strong> significati che nel loro aprirsi alle<br />

nuove <strong>di</strong>rezioni semantiche, svolgevano il ruolo <strong>di</strong> collettori <strong>di</strong>sciplinari, cioè i<br />

quanti informativi. Il presupposto è stato che tutto è Storia poiché tutto è Spazio,<br />

tutto è Tempo, tutto è Fatto (tS : tT = tT : tF = tF : tS) (Co<strong>la</strong>monico, 1998).<br />

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