Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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Tavo<strong>la</strong> rotonda<br />
comunità locali? Non è semplice <strong>la</strong> risposta; bisognerebbe raggiungere un certo<br />
equilibrio <strong>tra</strong> un’adesione completa e un’esclusione totale rispetto a un<br />
insegnamento descrittivo su base regionalistica. La geografia è utile sia per<br />
aprirsi al mondo nel<strong>la</strong> sua vastità (le sollecitazioni e le implicazioni a sca<strong>la</strong><br />
continentale: lo spazio globale non rilevabile <strong>di</strong>rettamente) sia per afferrare e<br />
comprendere il proprio intorno (i fatti e i problemi del territorio circostante: lo<br />
spazio praticato ogni giorno, lo spazio vissuto nel tempo).<br />
Nel concludere, vorrei soltanto soffermarmi su alcuni spunti, che vengono<br />
dalle nuove In<strong>di</strong>cazioni e che rispondono per certi versi a stimoli pertinenti con<br />
questo <strong>di</strong>scorso: il raffronto fra realtà locale e altre realtà territoriali, ovvero <strong>la</strong><br />
continua comparazione <strong>di</strong> spazi letti e interpretati a scale <strong>di</strong>verse. Nelle<br />
In<strong>di</strong>cazioni (presentazione del<strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina), si afferma, infatti, che <strong>la</strong> geografia è<br />
attenta al presente, che stu<strong>di</strong>a nelle varie artico<strong>la</strong>zioni spaziali e nei suoi aspetti<br />
politici, socio-culturali ed economici. Ma, poiché lo spazio non è statico, <strong>la</strong><br />
geografia non può prescindere dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione del tempo da cui <strong>tra</strong>e molte delle<br />
sue possibilità <strong>di</strong> leggere e interpretare i fatti che proprio nel territorio hanno<br />
<strong>la</strong>sciato testimonianza. Anche i confini politici e amminis<strong>tra</strong>tivi subiscono una<br />
loro evoluzione e non sono completamente statici: lo spazio non può essere<br />
<strong>tra</strong>ttato se non in chiave <strong>di</strong>namica.<br />
Carlo Brusa<br />
«La Val d’Aosta (120.000 abitanti, poco più <strong>di</strong> una città come Torre del<br />
Greco, <strong>la</strong> terza città del<strong>la</strong> Campania), il Molise (300.000 abitanti, poco meno <strong>di</strong><br />
Bologna), l’Abruzzo (1 milione e 200.000 abitanti, pari a una città come<br />
Mi<strong>la</strong>no), <strong>la</strong> <strong>Basilicata</strong> (600.000 abitanti, come Genova), <strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria (2 milioni <strong>di</strong><br />
abitanti, pari a una città più picco<strong>la</strong> <strong>di</strong> Roma)[…] Quando si pensa che <strong>la</strong><br />
Lombar<strong>di</strong>a, con i suoi 9 milioni e centomi<strong>la</strong> abitanti, è grande quanto <strong>la</strong><br />
Campania, <strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria, l’Abruzzo e il Molise messe insieme si capisce bene che<br />
una macroregione meri<strong>di</strong>onale, con i suoi 17 milioni <strong>di</strong> abitanti avrebbe un<br />
potere con<strong>tra</strong>ttuale nelle conferenze Stato-Regioni che Campania, Abruzzo,<br />
Molise, <strong>Basilicata</strong>, Puglia, Ca<strong>la</strong>bria e Sicilia, prese iso<strong>la</strong>tamente, non hanno. […]<br />
Avremmo potuto eleggere un solo consiglio <strong>regionale</strong> e un solo Governatore. In<br />
grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare specialmente con i paesi del Me<strong>di</strong>terraneo grazie a una<br />
posizione geografica privilegiata. Come <strong>di</strong>ceva Gaetano Salvemini. Invece<br />
eleggeremo 7 Governatori e 356 consiglieri, che <strong>di</strong>venteranno 444 con gli<br />
assessori e i vicepresidenti, e che continueranno a <strong>la</strong>mentarsi <strong>di</strong> “un<br />
Mezzogiorno <strong>di</strong>menticato e <strong>di</strong> una questione meri<strong>di</strong>onale irrisolta”. E<br />
continueranno a consumare 90 milioni <strong>di</strong> euro l’anno per il loro mantenimento».<br />
Queste osservazioni non sono <strong>di</strong> un geografo, come molti potrebbero<br />
ritenere, ma <strong>di</strong> un noto architetto napoletano “onnipresente nel<strong>la</strong> vita citta<strong>di</strong>na”<br />
con scritti sui giornali, con altre pubblicazioni e interventi critici a numerosi<br />
convegni e <strong>di</strong>battiti.<br />
La premessa del mio intervento è <strong>tra</strong>tta da un articolo pubblicato sul<br />
giornale napoletano “Il denaro” (<strong>di</strong>ffuso anche via web ) del 1°<br />
aprile 2005 e contiene una critica preliminare – <strong>la</strong> mancata mo<strong>di</strong>fica dei confini<br />
regionali – al<strong>la</strong> riforma del Titolo V del<strong>la</strong> Costituzione (<strong>la</strong> cosiddetta Devolution<br />
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