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Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...

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Alessia Sa<strong>la</strong>ris<br />

destino <strong>di</strong> tali comparti. Tale eccessiva “<strong>di</strong>pendenza”, in assenza <strong>di</strong> un’ampia<br />

<strong>di</strong>versificazione produttiva, espone ancora <strong>la</strong> regione a rischi legati a fattori<br />

congiunturali, quali, ad esempio, l’andamento del mercato automobilistico o le<br />

oscil<strong>la</strong>zioni del prezzo del petrolio, o alle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> esportazione dovute<br />

all’apprezzamento dell’euro. Allo stesso tempo, l’incidenza sul Pil <strong>di</strong> questi<br />

comparti produttivi rischia <strong>di</strong> mettere in secondo piano <strong>la</strong> situazione reale <strong>di</strong><br />

benessere (o malessere) del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e del<strong>la</strong> restante parte del tessuto<br />

impren<strong>di</strong>toriale.<br />

Si arriva, dunque, a una situazione un po’ con<strong>tra</strong>d<strong>di</strong>ttoria per cui <strong>la</strong> regione<br />

esce dall’Obiettivo 1 e, nel contempo, i dati dell’Istat in<strong>di</strong>cano che un quarto<br />

delle famiglie lucane è al <strong>di</strong> sotto del<strong>la</strong> soglia <strong>di</strong> povertà.<br />

Anche per queste ragioni, secondo un’espressione coniata recentemente da<br />

Pasquale Coppo<strong>la</strong>, è possibile par<strong>la</strong>re ancora <strong>di</strong> una “<strong>Basilicata</strong> in salita” che,<br />

nonostante i consistenti miglioramenti, si trova a dover tuttora a inseguire un<br />

“riposizionamento” nello spazio europeo che le statistiche le hanno già<br />

riconosciuto forse anticipatamente.<br />

Potenzialità, fattori <strong>di</strong> debolezza e s<strong>tra</strong>tegie regionali<br />

Le potenzialità dalle quali partire per affrontare questa non facile sfida non<br />

mancano. In questi anni si è andata consolidando una maggiore consapevolezza<br />

delle proprie risorse e sono state sperimentate interessanti forme <strong>di</strong> governance a<br />

sostegno <strong>di</strong> possibili percorsi <strong>di</strong> sviluppo. Innanzitutto, <strong>la</strong> varietà e <strong>la</strong> bellezza del<br />

patrimonio naturalistico, paesaggistico e culturale hanno consentito <strong>di</strong><br />

in<strong>tra</strong>prendere <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> valorizzazione in chiave turistica <strong>di</strong> una delle regioni<br />

meno conosciute del nostro Paese. E se, sia sul piano immateriale del marketing,<br />

sia su quello più sostanziale dell’organizzazione dell’offerta turistica molto resta<br />

ancora da fare, le presenze sono aumentate in modo significativo nel corso degli<br />

ultimi <strong>di</strong>eci anni, grazie anche ad “at<strong>tra</strong>ttori” quali <strong>la</strong> città dei Sassi, il litorale<br />

ionico, <strong>la</strong> costa <strong>di</strong> Maratea. Tuttavia, anche prefigurando uno sviluppo del<br />

turismo rurale e culturale, è <strong>di</strong>fficile ipotizzare che il comparto possa <strong>di</strong>ventare<br />

<strong>tra</strong>inante per l’economia <strong>regionale</strong> nel suo complesso.<br />

Anche le produzioni agroalimentari trovano soprattutto nei <strong>di</strong>stretti del<br />

Metapontino e del Vùlture le proprie punte <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante, tuttavia, per converso,<br />

non è facile con<strong>tra</strong>stare l’abbandono <strong>di</strong> superfici agricole sempre più estese. Oggi<br />

le possibilità <strong>di</strong> riavvicinare le fasce <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione giovane agli ambienti rurali si<br />

giocano più che altro su possibilità occupazionali e impren<strong>di</strong>toriali legate al<br />

turismo culturale e naturalistico.<br />

Più in sofferenza appare il tessuto <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese, molte delle<br />

quali si sono inse<strong>di</strong>ate nelle numerose aree industriali realizzate negli anni<br />

successivi al sisma del 1980 e che oggi stentano a raggiungere requisiti <strong>di</strong><br />

competitività e innovatività che ne garantiscano <strong>la</strong> sopravvivenza nei mercati. Il<br />

settore terziario, nelle sue componenti dei servizi alle imprese e alle famiglie, è<br />

probabilmente quello che si è maggiormente sviluppato, in parallelo al<br />

rafforzamento dell’armatura urbana <strong>di</strong> cui si è già detto.<br />

Le s<strong>tra</strong>tegie messe in campo per sostenere <strong>la</strong> regione in questa non breve<br />

fase <strong>di</strong> <strong>tra</strong>nsizione sono rivolte soprattutto al superamento delle carenze nel<strong>la</strong><br />

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