Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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Elisa Dal<strong>la</strong> Cia<br />
obiettivi sono stati formu<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong> luce <strong>di</strong> un’attenta osservazione del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse per<br />
un periodo precedente l’inizio del progetto e tenendo in considerazione anche le<br />
carenze rilevate. Il <strong>la</strong>voro ha <strong>tra</strong>tto, infatti, inizialmente nutrimento dal<strong>la</strong><br />
necessità <strong>di</strong> superare l’irrigi<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare e <strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> contatto <strong>tra</strong><br />
scuo<strong>la</strong> e realtà locale, sfruttando il modo naturale in cui gli in<strong>di</strong>vidui nel<strong>la</strong> prima<br />
infanzia guardano al<strong>la</strong> realtà: con occhi curiosi, che percepiscono le cose in<br />
modo globale e sintetico, ma non per questo superficiale. Anche <strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong><br />
autonomia nel<strong>la</strong> gestione del proprio <strong>la</strong>voro e nel metodo in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
hanno rappresentato un limite a cui dover rispondere in parte <strong>tra</strong>mite il progetto.<br />
Pur partendo da una programmazione per obiettivi, si è scelto <strong>di</strong> optare per<br />
<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> progettuale perché uno degli scopi del <strong>la</strong>voro era quello <strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>re<br />
che le caratteristiche <strong>di</strong> quest’ultima formu<strong>la</strong> sono s<strong>tra</strong>tegicamente vincenti<br />
rispetto a quelle delle metodologie <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionalmente usate a scuo<strong>la</strong>. Le<br />
esperienze progettuali, infatti, artico<strong>la</strong>te in fase iniziale, svolgimento e fase finale,<br />
sono motivanti perché finalizzate a una sod<strong>di</strong>sfazione imme<strong>di</strong>ata dei bisogni <strong>di</strong><br />
conoscenza degli alunni, anche at<strong>tra</strong>verso <strong>la</strong> realizzazione <strong>di</strong> alcuni prodotti<br />
finali, in cui i bambini sono attivamente coinvolti. Al<strong>tra</strong> motivazione che ha<br />
condotto al<strong>la</strong> scelta <strong>di</strong> questo metodo consiste nel ritenere <strong>di</strong> poter contribuire<br />
al<strong>la</strong> formazione del soggetto nel<strong>la</strong> sua globalità. La decisione, infatti, <strong>di</strong><br />
effettuare un progetto ha implicato, in termini tecnici, <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />
coinvolgere più <strong>di</strong>scipline e concedere spazio anche ad abilità ed attività creative,<br />
più <strong>di</strong>stanti da quelle <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionalmente richieste, cosicché anche i bambini che<br />
solitamente non riuscivano a ottenere gran<strong>di</strong> successi sco<strong>la</strong>stici avrebbero potuto<br />
farlo, trovando, nell’ampia gamma delle s<strong>tra</strong>tegie e degli strumenti <strong>di</strong>dattici<br />
proposti, quelli più consoni ai loro stili <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />
Assicurare il collegamento al concreto at<strong>tra</strong>verso un approccio globale allo<br />
stu<strong>di</strong>o del territorio ha significato adottare con i bambini accorgimenti come<br />
quello dell’omino Tom, filo conduttore <strong>di</strong> tutto il progetto. At<strong>tra</strong>verso<br />
l’“impiego” <strong>di</strong> Tom, i bambini sono stati a poco a poco abituati a considerare<br />
l’utilizzo del metodo scientifico nell’osservazione del<strong>la</strong> realtà. Ciò ha significato<br />
adottare gli strumenti e i linguaggi tipici <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>sciplina coinvolta nel progetto.<br />
Tom, infatti, a seconda delle necessità, poteva indossare occhiali <strong>di</strong>versi, che gli<br />
permettevano <strong>di</strong> guardare al territorio con gli occhi <strong>di</strong> un geografo, <strong>di</strong> uno<br />
storico, <strong>di</strong> un antropologo, <strong>di</strong> uno scrittore, <strong>di</strong> un naturalista. Gli occhiali<br />
indossati dall’omino (<strong>di</strong> cartone) erano segno <strong>di</strong> una scelta verso l’opzione<br />
scientifica, mentre gli occhiali indossati dai bambini simboleggiavano una<br />
riflessione personale o del<strong>la</strong> gente comune, quin<strong>di</strong> svinco<strong>la</strong>ta da parametri <strong>di</strong><br />
riferimento. L’adozione del personaggio ha permesso agli alunni <strong>di</strong><br />
immedesimarsi nei vari ruoli che l’omino <strong>di</strong> volta in volta rappresentava. La<br />
scelta degli occhiali corretti nei vari casi, e del<strong>la</strong> persona a cui farli indossare, ha<br />
consentito <strong>di</strong> raggiungere l’obiettivo che ci si era preposti: al<strong>la</strong> fine del progetto <strong>la</strong><br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>tra</strong> metodo scientifico e senso comune è risultata chiara a tutti.<br />
La flessibilità nel<strong>la</strong> scelta degli strumenti adeguati e <strong>la</strong> considerazione degli<br />
apporti delle varie <strong>di</strong>scipline in modo integrato sono cresciute gradualmente<br />
negli alunni. La conoscenza e <strong>la</strong> realizzazione delle varie fasi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />
preliminari e successive allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un territorio sono state interiorizzate dai<br />
soggetti.<br />
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