Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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I geografi e il terreno: Bernard Kayser in <strong>Basilicata</strong><br />
Marcello Schiattarel<strong>la</strong> (Università del<strong>la</strong> <strong>Basilicata</strong>), ricordando il ruolo<br />
fondamentale assunto dall’indagine sul terreno nell’opera <strong>di</strong> Kayser, si è chiesto<br />
“da geografo fisico <strong>di</strong> formazione ‘geologica’, quale sia oggi l’ere<strong>di</strong>tà <strong>la</strong>sciata dal<br />
Maestro alle successive generazioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> scienze territoriali: come sia<br />
oggi, in altre parole, il rapporto <strong>tra</strong> i geografi moderni – peraltro esperti, in molti<br />
casi, <strong>di</strong> complessi sistemi <strong>di</strong> analisi ‘in<strong>di</strong>retta’ – e l’attività sul campo”.<br />
Giovanni Sistu (Università <strong>di</strong> Cagliari) ha evidenziato che l’esperienza <strong>di</strong><br />
Kayser ricorda da vicino <strong>la</strong> vicenda umana e <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> Maurice Le Lannou,<br />
vissuta in Sardegna a partire dal<strong>la</strong> prima metà degli anni ’30. La “scoperta del<br />
significato del luogo”, il valore del citta<strong>di</strong>no-abitante, il senso <strong>di</strong> appartenenza<br />
<strong>tra</strong>smesso dal paesaggio antropico evocano un parallelismo <strong>tra</strong> le due esperienze,<br />
probabilmente più profondo <strong>di</strong> quanto possa apparire a prima vista. Ciò che<br />
soprattutto colpisce, ha proseguito Sistu, è <strong>la</strong> continuità <strong>di</strong> interesse per le<br />
rispettive regioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o nel tempo, <strong>tra</strong>smessa agli allievi e affidata a lunghi e<br />
ricorrenti approfon<strong>di</strong>menti.<br />
Coppo<strong>la</strong>, riprendendo i <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Federici e <strong>di</strong> Schiattarel<strong>la</strong>, ha sottolineato<br />
l’importanza <strong>di</strong> partire dal<strong>la</strong> interpretazione dei paesaggi (sul<strong>la</strong> scia <strong>di</strong> Emilio<br />
Sereni, <strong>di</strong> Manlio Rossi Doria e dello stesso Kayser) per guidare in maniera<br />
accorta l’azione dell’uomo nell’attività <strong>di</strong> valorizzazione delle risorse umane.<br />
Egli ha ricordato che dal<strong>la</strong> lettura delle tavole <strong>di</strong> Eraclea è possibile desumere <strong>la</strong><br />
perfetta conoscenza che i coloni greci avevano delle terre del Metapontino e del<strong>la</strong><br />
loro estrema fragilità che – rispettata – non aveva impe<strong>di</strong>to un accorto e duraturo<br />
sfruttamento dell’area colonizzata, senza comprometterne il delicato equilibrio.<br />
Ha aggiunto che, invece, in soli venticinque anni (anni ’50), il <strong>di</strong>ssennato<br />
<strong>di</strong>boscamento dell’area ha prodotto danni tali da costringere metà del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione ad andar via.<br />
Ha preso poi <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Giuseppe Dematteis per sottolineare che è vero che<br />
oggi si fa poca pratica <strong>di</strong> terreno, sia nel<strong>la</strong> ricerca, sia nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>dattica. I motivi<br />
sono molteplici ma, più <strong>di</strong> tutti, ha contato quel<strong>la</strong> sorta <strong>di</strong> “rivolta del<strong>la</strong> moderna<br />
geografia contro il determinismo geografico”. L’approccio deterministico<br />
tendeva, infatti, ad oscurare le complesse cause storiche, sociali ed economiche<br />
degli assetti territoriali, imputando, quasi esclusivamente, al<strong>la</strong> natura <strong>la</strong> capacità<br />
<strong>di</strong> orientare tali assetti. Di conseguenza, va ricordato che osservare<br />
l’organizzazione degli spazi è importante ma non è tutto. Egli ha rimarcato,<br />
inoltre, che negli anni richiamati da Coppo<strong>la</strong>, quelli del<strong>la</strong> costituzione <strong>di</strong><br />
Geografia Democratica, nonostante “una certa ubriacatura ideologica, a base <strong>di</strong><br />
strutturalismi più o meno marxisti”, si era scelto come tema <strong>di</strong> un convegno<br />
(destinato a suscitare una grande eco) esattamente quello del<strong>la</strong> ricerca sul terreno<br />
in geografia, dove, per l’appunto, fu invitato Bernard Kayser. Dematteis ritiene,<br />
quin<strong>di</strong>, che in quel<strong>la</strong> occasione si sia colto un importante aspetto metodologico –<br />
peraltro già richiamato da Bergeron – e cioè che “le as<strong>tra</strong>zioni non erano<br />
sufficienti, anzi potevano portare a dei grossi errori e che bisognava andare a<br />
misurarsi con <strong>la</strong> contingenza dei fatti, con <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità dei fatti, con le<br />
specificità territoriali”.<br />
Tuttavia, va osservato, ha continuato Dematteis, secondo quanto lo stesso<br />
Kayser aveva affermato nell’intervento del 1979 a Firenze, che «l’inchiesta sul<br />
campo è un <strong>mezzo</strong>, non è un fine in sé» e che «lo spazio non può essere stu<strong>di</strong>ato<br />
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