Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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Evasio Soraci<br />
maes<strong>tra</strong>nze arabe itineranti o ad<strong>di</strong>rittura dell’utilizzo, per <strong>la</strong>vori, <strong>di</strong> schiavi<br />
saraceni. Dal nartece, scendendo pochi gra<strong>di</strong>ni, si en<strong>tra</strong> nel<strong>la</strong> chiesa vera e<br />
propria (fig.4).<br />
Anche qui si è impressionati dal<strong>la</strong> gran<strong>di</strong>osità e maestosità <strong>di</strong> questa chiesa<br />
a cinque navate e ci si pone il problema <strong>di</strong> come mai una chiesa così grande sia<br />
stata realizzata per una città <strong>di</strong> – allora – circa 1.800 abitanti. La spiegazione più<br />
p<strong>la</strong>usibile sta nell’importanza del culto <strong>di</strong> Sant’Evasio, sentito profondamente<br />
non solo in città ma anche in tutta l’area circostante.<br />
Fig. 2 – Parte del nartece Fig. 3 – Mosaico pavimentale con<br />
svastica coi bracci rivolti a<br />
sinis<strong>tra</strong><br />
142<br />
Fig. 4 – Navata cen<strong>tra</strong>le<br />
Al fondo del<strong>la</strong> navata cen<strong>tra</strong>le, verso l’abside, sopra l’altare è appeso un<br />
bellissimo crocifisso (fig.5). E anche qui gli spunti geografici sono <strong>di</strong> estremo<br />
interesse. Intanto il crocifisso ha una sua storia singo<strong>la</strong>re, in quanto non è sempre<br />
stato lì. Nel 1200, a seguito <strong>di</strong> una guerra <strong>tra</strong> Casale e Alessandria vittoriosa per<br />
quest’ultima, gli alessandrini, oltre a mettere Casale a ferro e fuoco, in spregio, si<br />
portarono via dal nostro Duomo un galletto segnavento e – quel che è peggio – le<br />
reliquie <strong>di</strong> Sant’Evasio. Duecento anni dopo, nel Quattrocento, un ar<strong>di</strong>mentoso