Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...
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Laura Stanganini<br />
esperienze e pratiche multiformi e ottiene maggiori risultati se insegnato con ogni<br />
tipo <strong>di</strong> s<strong>tra</strong>tegia comunicativa (linguistica, visuale o cinestetica), nonché svolto<br />
con attività <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento col<strong>la</strong>borativo. Rappresenta, inoltre, un elemento <strong>di</strong><br />
fondamentale importanza l’utilizzo <strong>di</strong> materiale autentico (non solo testi scritti,<br />
ma anche supporti visivi, video, materiali reperibili sul web), non concepito<br />
<strong>di</strong>rettamente per l’insegnamento del<strong>la</strong> lingua, bensì per <strong>tra</strong>smettere informazioni<br />
e contenuti.<br />
Nel<strong>la</strong> programmazione Clil il binomio geografia/inglese ricorre<br />
frequentemente, come si evince, ad esempio, dal<strong>la</strong> consultazione dei nuovi libri<br />
<strong>di</strong> testo <strong>di</strong> lingua s<strong>tra</strong>niera, nei quali sempre più spesso vi sono incluse sezioni<br />
Clil de<strong>di</strong>cate a temi geografici, ambientali e culturali.<br />
Introduzione al tema<br />
Nel 1964 a Ginevra durante <strong>la</strong> conferenza dell’Unctad venne <strong>la</strong>nciato<br />
l’appello “Trade, not aid” (commercio e non aiuto), con cui si invitavano i<br />
governi a far leva sul commercio internazionale piuttosto che sugli aiuti per<br />
favorire lo sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. Stava maturando il<br />
convincimento che l’invio <strong>di</strong> denaro o <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> prima necessità non incidesse<br />
sulle cause del<strong>la</strong> miseria e sui rapporti economici ingiusti.<br />
Ad oltre quarant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza il commercio equo e solidale è ormai<br />
<strong>di</strong>ventato un movimento globale, <strong>di</strong> cui si stima che beneficino oltre 5 milioni <strong>di</strong><br />
produttori e <strong>la</strong>voratori. Anche <strong>la</strong> gamma dei prodotti si è al<strong>la</strong>rgata passando<br />
dall’artigianato e dai coloniali (tè, caffè, cacao) a prodotti freschi come le<br />
banane. In tutta Europa circa 80.000 punti ven<strong>di</strong>ta espongono nei loro scaffali<br />
tali prodotti, en<strong>tra</strong>ti ormai anche nel<strong>la</strong> grande <strong>di</strong>stribuzione (Coop, Esselunga),<br />
dove sono resi riconoscibili da appositi marchi <strong>di</strong> garanzia coor<strong>di</strong>nati dall’ente<br />
internazionale Flo.<br />
Sebbene non esista una <strong>di</strong>mensione unica del commercio equo, poiché i<br />
<strong>di</strong>versi attori provengono da storie <strong>di</strong>verse e <strong>la</strong>vorano sugli stessi obiettivi<br />
at<strong>tra</strong>verso percorsi <strong>di</strong>versi, le quattro reti del fair <strong>tra</strong>de (Flo, Ifat, News! e Efta)<br />
hanno concordato una definizione comune: “Il commercio equo e solidale è un<br />
partenariato commerciale basato sul <strong>di</strong>alogo, <strong>la</strong> <strong>tra</strong>sparenza e il rispetto che mira<br />
ad una maggiore equità nel commercio internazionale. Contribuisce allo<br />
sviluppo sostenibile offrendo migliori con<strong>di</strong>zioni commerciali e proteggendo i<br />
<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> produttori marginalizzati, specialmente nel Sud del Mondo. Le<br />
organizzazioni <strong>di</strong> commercio equo – con il sostegno dei consumatori – sono<br />
attivamente impegnate a supporto dei produttori in azioni <strong>di</strong> sensibilizzazione e<br />
in campagne per cambiare le regole e le pratiche del commercio internazionale<br />
convenzionale”.<br />
In Toscana il commercio equo e solidale presenta un forte <strong>di</strong>namismo, come<br />
<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>no i dati dei punti ven<strong>di</strong>ta delle “Botteghe del Mondo”, negozi<br />
specializzati in prodotti del commercio equo e solidale. Dal 1998 al 2002 si è<br />
assistito ad un progressivo aumento del fatturato del 370%, mentre il numero dei<br />
punti ven<strong>di</strong>ta è più che raddoppiato. Si regis<strong>tra</strong>no un importatore e ben 30<br />
botteghe (fig.1) concen<strong>tra</strong>te prevalentemente nell’area <strong>tra</strong> Firenze e Pisa, ma con<br />
almeno un esercizio per capoluogo <strong>di</strong> provincia.<br />
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