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Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...

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Novecento anni dal<strong>la</strong> consacrazione del duomo <strong>di</strong> Casale Monferrato …<br />

area del sapere, <strong>la</strong> geografia (in partico<strong>la</strong>re storica, culturale e devozionale) sono<br />

numerosi, ricchi, interessanti e coinvolgenti.<br />

A cominciare dal<strong>la</strong> storia del Duomo, con partico<strong>la</strong>re riferimento alle sue<br />

origini. Basti pensare che <strong>la</strong> chiesa venne consacrata nel gennaio 1107 (sul giorno<br />

preciso ci sono incertezze) da Papa Pasquale II, <strong>di</strong> ritorno a Roma da un viaggio<br />

che l’aveva portato a Parigi e in Francia.<br />

Ma immaginiamo, come abbiamo fatto nel cd, <strong>di</strong> fare una visita al nostro<br />

Duomo. Iniziamo dal<strong>la</strong> facciata (fig.1). Questa, come l’impianto generale, è in<br />

stile romanico-lombardo. Incastonati nel<strong>la</strong> parte alta notiamo dei tondelli<br />

colorati; questi richiamano dei piatti e ci fanno andare con <strong>la</strong> mente al fatto che<br />

<strong>la</strong> chiesa casalese in cui erano – e sono – custo<strong>di</strong>te le reliquie del Santo, era meta<br />

<strong>di</strong> pellegrinaggi e, in alcuni perio<strong>di</strong>, venne a trovarsi lungo le vie romee seguite<br />

dai fedeli che, andando verso Roma a San Pietro, si fermavano a pregare<br />

Sant’Evasio e trovavano, presso il nostro Duomo, possibilità <strong>di</strong> riposarsi e<br />

rifocil<strong>la</strong>rsi.<br />

Fig. 1 – Facciata del duomo <strong>di</strong> Casale Monferrato<br />

En<strong>tra</strong>ndo in chiesa, troviamo subito il nartece (fig.2). Quest’area<br />

simboleggia il rapporto del Duomo con <strong>la</strong> città, con <strong>la</strong> società circostante, con le<br />

persone e i loro problemi. Accoglie chi proviene dall’esterno. Ciò è tanto più<br />

vero se pensiamo che originariamente era un’area coperta ma aperta<br />

<strong>la</strong>teralmente, e quin<strong>di</strong> zona <strong>di</strong> passaggio, <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, forestieri, pellegrini,<br />

artigiani, mercanti, carri, merci, cavalli. Si ha subito una impressione forte <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong>osità. Per certi aspetti si <strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> un esempio unico in Italia, se pensiamo a<br />

<strong>di</strong>versi motivi arabeggianti ivi presenti.<br />

Negli stu<strong>di</strong> si è par<strong>la</strong>to <strong>di</strong> una parente<strong>la</strong> con remoti esempi dell’architettura<br />

armena (come i complessi monastici <strong>di</strong> Akhpat e <strong>di</strong> Ani) e dell’architettura<br />

is<strong>la</strong>mica <strong>di</strong> Cordova. Ma anche, nel<strong>la</strong> pavimentazione, le svastiche (fig.3) coi<br />

bracci rivolti a sinis<strong>tra</strong> in segno <strong>di</strong> accoglienza, fanno pensare a simboli armeni e<br />

sanscriti. A tal proposito alcuni stu<strong>di</strong>osi hanno par<strong>la</strong>to dell’intervento <strong>di</strong><br />

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