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Terre di mezzo: la Basilicata tra costruzione regionale e proiezioni ...

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Tavo<strong>la</strong> rotonda<br />

volte non è possibile nessuna reductio ad unum. Con i comuni, le province, fino<br />

allo Stato, fino all’Ue possiamo anche procedere secondo una logica<br />

ad<strong>di</strong>tiva/inclusiva, fino a realizzare <strong>la</strong> reductio ad unum; ma non riusciamo a farlo<br />

con lo spazio <strong>di</strong> Schengen, che non arriva a corrispondere all’Ue; e neppure<br />

riusciamo a farlo, in Italia, con i <strong>di</strong>stretti sco<strong>la</strong>stici, con gli arcivescova<strong>di</strong>, con i<br />

<strong>di</strong>stretti dell’Enel e delle varie agenzie funzionali e così via. O, meglio, ci si può<br />

anche riuscire, però a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> accontentarsi <strong>di</strong> farlo a una certa sca<strong>la</strong> e non<br />

a tutte: <strong>la</strong> somma totale delle unità operative dell’Enel, che compongono zone<br />

territoriali, che compongono “esercizi”, che compongono <strong>di</strong>rezioni territoriali,<br />

nel suo insieme corrisponde al territorio statale – ma i livelli interme<strong>di</strong> non<br />

corrispondono a comuni, province e regioni. Sono temi rilevantissimi sotto<br />

un’infinità <strong>di</strong> aspetti pratici; temi, anche, molto complessi da <strong>tra</strong>ttare e da<br />

esporre, nel senso che non consentono <strong>di</strong> semplificare le analisi rendendole<br />

adeguatamente “<strong>di</strong>cibili” e applicabili, nel momento in cui non tutti i ritagli<br />

“collimano”, per così <strong>di</strong>re, <strong>tra</strong> loro né si adattano a rien<strong>tra</strong>re in ritagli più vasti.<br />

Temi <strong>di</strong> cui hanno <strong>tra</strong>ttato, al<strong>la</strong> fine del secolo passato, Coppo<strong>la</strong> e i suoi<br />

col<strong>la</strong>boratori nel<strong>la</strong> Geografia politica delle regioni italiane, un gruppo <strong>di</strong> ricerca misto<br />

giuristi-geografi, guidato da Lucio Gambi e Francesco Merloni – a quest’ultima<br />

esperienza ha partecipato Floriana Galluccio – o, altro esempio, l’Ires Piemonte<br />

che realizzò anche interessanti e<strong>la</strong>borazioni cartografiche su questo argomento.<br />

Da una parte abbiamo una multisca<strong>la</strong>rità lineare, dal semplice al complesso<br />

per ad<strong>di</strong>zione/inclusione, dall’altro l’intreccio del découpage; ma gli aspetti<br />

problematici si sdoppiano ulteriormente. A me pare, infatti, che occorra<br />

<strong>di</strong>stinguere (sia pure strumentalmente e, ancora una volta, arbi<strong>tra</strong>riamente) negli<br />

scopi e nell’operatività del ritaglio territoriale due ambiti che sono<br />

sostanzialmente <strong>di</strong>versi. Il primo è l’ambito dell’azione politica generale che,<br />

“per delega”, <strong>di</strong>venta ritaglio amminis<strong>tra</strong>tivo o, ad esempio per il principio <strong>di</strong><br />

sussi<strong>di</strong>arietà, <strong>di</strong>venta ritaglio politico: comunque sia, dall’alto verso il basso,<br />

dall’Unione Europea agli Stati, alle Regioni ecc. Il secondo è un ritaglio <strong>di</strong><br />

carattere funzionale, che è tutt’al<strong>tra</strong> cosa, anche se <strong>di</strong>scende in qualche misura<br />

dal<strong>la</strong> decisione politica, perché corrisponde a un ambito attuativo partico<strong>la</strong>re (e<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal piano delle opzioni politiche <strong>di</strong> carattere generale). Questi due<br />

ritagli non coincidono, almeno non necessariamente.<br />

Tutto ciò per tacere <strong>di</strong> un altro aspetto che si intreccia inevitabilmente con le<br />

questioni del<strong>la</strong> regionalizzazione oggi; e cioè quello concernente i presunti effetti<br />

del<strong>la</strong> (presunta) globalizzazione – al <strong>di</strong> là del fatto che io sia molto scettico nei<br />

confronti e del<strong>la</strong> globalizzazione in sé e dei suoi effetti positivi, mentre riesco a<br />

in<strong>tra</strong>vedere abbastanza bene quelli negativi. Ricorda giustamente <strong>la</strong> Castellina<br />

che al<strong>la</strong> «deterritorializzazione del potere prodotta dal<strong>la</strong> globalizzazione» si è<br />

aggiunta «una ragnate<strong>la</strong> su cui si è spalmata <strong>la</strong> governance». Ma <strong>la</strong> globalizzazione<br />

non ha annul<strong>la</strong>to <strong>la</strong> regionalizzazione, <strong>la</strong> compartimentazione: non è vero da<br />

nessun punto <strong>di</strong> vista, almeno per ora. Piuttosto, l’inclusione del nostro spazio in<br />

una rete <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni tendenzialmente globale è avvenuto, sta avvenendo,<br />

at<strong>tra</strong>verso altre ulteriori compartimentazioni, che si intrecciano con tutti i<br />

découpage amminis<strong>tra</strong>tivi, politici, funzionali, già esistenti: <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionali oppure<br />

recenti – cambia poco – questi, però, continuano ad operare.<br />

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