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manuale per un'isteroscopia moderna - Ginecologia

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TECNICA DELL’ISTEROSCOPIA DIAGNOSTICA CAP. 4<br />

<strong>per</strong> l’isteroscopia) garantisce tuttavia la migliore traduzione di qualità di immagine.<br />

Bilanciamento cromatico sul bianco, congruità del fuoco ed utilità<br />

dello zoom parafocale in relazione alle necessità ispettive contingenti devono<br />

costituire elementi tecnici del tutto famigliari all’isteroscopista. Durante lo<br />

svolgimento dell’intera indagine l’orientamento della telecamera deve sempre<br />

essere mantenuto fisso e dissociato dai movimenti di rotazione dell’isteroscopio,<br />

allo scopo di mantenere costante la solidarietà ispettiva dei re<strong>per</strong>i<br />

anatomici endocavitari.<br />

Cavo a Fibre La trasmissione della luce dalla lampada allo Xenon all’isteroscopio<br />

avviene attraverso un cavo a fibre, le cui condizioni e stato di manutenzione<br />

risultano fondamentali e devono essere monitorizzate <strong>per</strong> garantire<br />

un’adeguata luminosità al campo visivo. La visione isteroscopica può risultare<br />

severamente oscurata quando oltre la metà delle fibre contenute nel<br />

cavo luce risultano compromesse.<br />

Erogazione del Mezzo di Distensione Come precisato nella sezione introduttiva,<br />

il mezzo liquido (soluzione fisiologica) costituisce la modalità di distensione<br />

uterina da privilegiare nell’isteroscopia diagnostica di <strong>moderna</strong><br />

concezione. La sua erogazione può avvenire <strong>per</strong> gravità, con spremisacca e<br />

con mediazione attraverso l’utilizzo di pompa <strong>per</strong>istaltica. Le prime due modalità<br />

non <strong>per</strong>mettono la modulazione di parametri pressori e flussimetrici<br />

potendo solo limitare empiricamente l’inflow attraverso la mediazione del rubinetto<br />

associato al tubo di ingresso del liquido. La dotazione di una pompa<br />

<strong>per</strong>istaltica consente di settare e mantenere costanti pressioni e flussi del<br />

mezzo di distensione durante l’intero intervento ed in certi modelli di forzare<br />

l’outflow del mezzo di distensione <strong>per</strong> migliorare l’efficienza di detersione endocavitaria<br />

da sangue, muco o frustoli mucosi oscuranti la visione. Una regola<br />

fondamentale è l’utilizzo della pressione endocavitaria minima che garantisca<br />

una distensione delle pareti uterine <strong>per</strong>missiva di un’adeguata visione.<br />

Ottimale è una pressione di 50-60 mm/Hg, inferiore alla pressione necessaria<br />

<strong>per</strong> determinare lo spillage transtubarico del mezzo di distensione. Lo stimolo<br />

meccanico indotto dal mezzo di distensione sul <strong>per</strong>itoneo <strong>per</strong>iuterino e<br />

dello scavo del Douglas è infatti uno degli elementi fondamentali nell’induzione<br />

sia di dolore pelvico che di stimolo vagale, risultando intuitivo il vantaggio<br />

derivante dalla sua limitazione. Inoltre, la brusca distensione endo-<br />

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