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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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146<br />

Ennio Poleggi<br />

solennità che si sarebbe conclusa con il neoc<strong>la</strong>ssicismo dei Cantoni, fra i<br />

Ticinesi di maggiore e lunga presenza nei cantieri di porto e città.<br />

La tradizionale riservatezza di una società di potenti uomini d’affari<br />

nell’intreccio crescente di poteri assoluti in Europa, soprattutto protetta<br />

dall’energica mediazione di Andrea Doria fra Carlo V e gli alberghi più rissosi,<br />

rinnovava così l’immagine pubblica materiale anche se l’assestamento<br />

del<strong>la</strong> Costituzione repubblicana e del<strong>la</strong> società avrebbe subito un processo<br />

più lungo. Purtroppo dopo il decisivo ma discusso ruolo attribuito al<strong>la</strong><br />

Rota criminale con l’aggiornamento delle Leges Novae (Casale, 1576), <strong>la</strong><br />

suprema autonomia del<strong>la</strong> Giustizia estesa a molti delitti scomparve presto<br />

negli scontri fra nobili Nuovi e Vecchi, <strong>la</strong>sciando questi ultimi a control<strong>la</strong>re<br />

<strong>la</strong> sicurezza urbana, soprattutto a punire – oltre abituali e scellerati delinquenti<br />

– quei cospiratori e agenti di potenze continentali invisi alle<br />

grandi famiglie che imbrigliavano <strong>la</strong> città.<br />

Come afferma in sintesi Rodolfo Savelli nei primi studi sulle Leges Novae:<br />

« Il nuovo ordinamento politico nasceva così a Genova: da un <strong>la</strong>to si sovrapponeva ad<br />

un’artico<strong>la</strong>ta e complessa struttura istituzionale, <strong>la</strong>sciando intatte magistrature, uffici, statuti,<br />

funzioni; dall’altro innovava radicalmente, levando le giurisdizioni più diverse, attribuendole<br />

e centralizzandole nel<strong>la</strong> Rota (...) A parte questo problema del<strong>la</strong> giustizia, le leggi<br />

furono nel complesso recepite e rappresentarono lo strumento istituzionale attraverso cui<br />

<strong>la</strong> nobiltà genovese riuscì a rendersi omogenea e a stabilizzarsi nel comando del<strong>la</strong> Repubblica;<br />

e ciò grazie anche al fatto che, nel giro di qualche anno, con <strong>la</strong> dichiarazione delle arti<br />

meccaniche, vennero allontanati dal<strong>la</strong> scena politica alcuni settori del<strong>la</strong> nobiltà che nel recente<br />

passato avevano trovato i loro portavoce nel gruppo radicale dei Nuovi » 9 .<br />

Nei porti italiani di lunga durata, come Livorno Napoli Palermo Messina<br />

Ancona, troviamo in ogni epoca aree pubbliche più estese con siti di governo<br />

rinnovati e più facili rapporti con il porto, opportunamente collegati<br />

fra loro, e soprattutto esemp<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> mirabile p<strong>la</strong>tea marciana, ombelico<br />

celeberrimo di Venezia 10.<br />

Anche Genova, con un centro pluriseco<strong>la</strong>re suddiviso dal<strong>la</strong> cerniera interna<br />

che separava alberghi nobiliari di parti avverse, ricomponeva così una<br />

——————<br />

9 R. SAVELLI, La repubblica oligarchica. Legis<strong>la</strong>zione, istituzioni e ceti a Genova nel Cinquecento,<br />

Mi<strong>la</strong>no, Giuffrè, 1981, pp. 229-232 e 230-239: durante l’aggiornamento delle Leges Novae gli scogli<br />

maggiori furono le procedure <strong>per</strong> richieste di grazia, oltre che <strong>per</strong> condanne autonome del<strong>la</strong> Rota; ma<br />

già una settimana dopo <strong>la</strong> pubblicazione si tornò a negare l’autonomia del<strong>la</strong> Rota rispetto al Senato distinguendone<br />

composizione e doveri.<br />

10 E. POLEGGI, L’urbanistica del Seicento al<strong>la</strong> prova dei porti, in Storia dell’architettura italiana. Il<br />

Seicento, I, a cura di A. SCOTTI TOSINI, Mi<strong>la</strong>no, Electa, 2003, pp. 70-99.

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