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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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L’archivio del governo del<strong>la</strong> Repubblica di Genova in età moderna 479<br />

sino al<strong>la</strong> fine dell’Antico regime forse <strong>per</strong> effetto di disposizioni di legge di<br />

cui non abbiamo trovato traccia, che imponevano di conservarli sistematicamente<br />

« nel nostro fogliazzo de decreti di <strong>per</strong>missione », come recita una<br />

nota autografa dell’archivista 224.<br />

La stragrande maggioranza delle pratiche rispecchia il modello standardizzato<br />

che abbiamo già illustrato, con pochissime ma significative eccezioni.<br />

Il 26 febbraio 1735, in risposta a una supplica di Agostino Adorno fu Baldassarre<br />

che richiedeva copia autentica di decreti del Magistrato degli straordinari<br />

dal 1611 al 1620, anche se non erano sottoscritti « <strong>per</strong> incuria di chi doveva<br />

sottoscriverli o <strong>per</strong> costume ne cancellieri di non firmarli », motivando<strong>la</strong> col<br />

fatto che « trattandosi di publiche scritture ogn’uno deve esserne inteso a<br />

motivo del proprio interesse, massime che da VV.SS. Ser.me si conservano<br />

nel publico loro archivio a commune beneficio di tutti », il Senato concesse<br />

l’autorizzazione; il deputato all’archivio Ansaldo Grimaldo ri<strong>la</strong>sciò il nul<strong>la</strong>osta<br />

il 7 marzo, dopo aver esaminato gli originali di tre decreti di surroga dei<br />

fidecommissari del fu Bartolomeo Maggiolo del 1611, 1618 e 1620, non<br />

sottoscritti, e una dichiarazione dei fidecommissari da cui risultavano i<br />

nomi dei cancellieri: Giulio Castellino, Giacomo Ligalupo e Oberto Musso<br />

225. Sostanzialmente identico nel tenore e nelle motivazioni è un altro<br />

esempio di poco posteriore: il 4 gennaio 1736 si consentì infatti ad Agostino<br />

di Negro di estrarre copia autentica di decreti del Senato in favore del<strong>la</strong><br />

sua famiglia del 1576, 1581 e 1599, privi di firma. Il nul<strong>la</strong>osta del deputato<br />

all’archivio Ugo Fieschi fu ri<strong>la</strong>sciato soltanto il 6 marzo, dopo una <strong>per</strong>izia<br />

giurata di Gio. Battista Mambrino e Antonio M. de Ferrari, eletti ad<br />

istanza di Agostino, che recatisi nell’archivio palese il 14 febbraio 1736<br />

dichiararono di aver confrontato i tre decreti del Senato con gli originali<br />

presenti nei rispettivi manuali e di aver accertato <strong>per</strong> ciascuno di essi<br />

identità di mano <strong>per</strong> « essere dell’istessa aria e vedersi uniforme l’attacchi<br />

e distacchi delle lettere, cadenza e distanza pari e tirate di lettere et abreviature<br />

uguali » 226. Infine il 4 gennaio 1738 il Senato consentì ai governatori<br />

dell’Albergo Di Negro di Banchi di ottenere copia autentica di alcuni decreti<br />

non firmati e di scritture dell’archivio palese da utilizzare in giudizio e<br />

quello stesso giorno il presidente all’archivio Giacomo M. de Franchi ri<strong>la</strong>-<br />

——————<br />

224 Ibid., filza 3161/I, doc. 90.<br />

225 Ibid., doc. 76.<br />

226 Ibid., doc. 86.

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