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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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470<br />

Ausilia Roccatagliata<br />

eletto il 12 aprile 1715 183. Il fogliazzo dell’archivio ne conserva <strong>la</strong> minuziosa<br />

istruzione, l’unica che abbiamo re<strong>per</strong>ito, approvata dai Collegi il 29 aprile di<br />

quell’anno e sottoscritta dall’interessato quello stesso giorno 184, che si apre<br />

con un significativo preambolo: « La cura dell’archivio, come affare di piena<br />

confidenza e del<strong>la</strong> maggiore importanza al publico interesse, esigge tutta<br />

l’attenzione, fedeltà et applicatione <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservatione, custodia e buon<br />

ordine delle scritture ». Il « deputato al<strong>la</strong> detta cura » doveva essere presente<br />

in archivio « partico<strong>la</strong>rmente nelle ore delle officiature di Pa<strong>la</strong>zzo e quando<br />

si uniscono le Gionte Ecc.me <strong>per</strong> poter somministrare prontamente le<br />

scritture e notizie che secondo le occorrenze fussero necessarie »; durante<br />

<strong>la</strong> notte, tempo « in cui non è lecito portare lumi nell’archivio », doveva<br />

trattenersi nel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> stanza già assegnata a Domenico Sorba « a mezzo <strong>la</strong><br />

sca<strong>la</strong> segreta dell’Ecc.ma Camera ». Egli conservava <strong>per</strong>sonalmente quattro<br />

chiavi – del<strong>la</strong> porta d’accesso all’archivio, del<strong>la</strong> stanza ove soggiornava, del<strong>la</strong><br />

porta e del « rastello » anteriori – e poteva consegnarle a terzi soltanto su<br />

autorizzazione del presidente all’archivio; non doveva consentire l’accesso<br />

ad alcuno senza licenza del Senato, fatta eccezione <strong>per</strong> i membri dei Collegi, i<br />

segretari e i loro sottocancellieri; non doveva ri<strong>la</strong>sciare « a chichesia alcuna<br />

copia nemen semplice delle scritture che ben contenessero interesse partico<strong>la</strong>re<br />

». Ogniqualvolta le Giunte, i segretari o i sottocancellieri richiedevano<br />

<strong>per</strong> motivi d’ufficio scritture, fogliazzi o registri, l’archivista doveva riceverne<br />

« <strong>la</strong> nota in scritto segnata dal segretario o sottocancelliere », con esatta<br />

indicazione dell’unità in oggetto e del<strong>la</strong> data, preoccuparsi del recu<strong>per</strong>o o<br />

segna<strong>la</strong>re al presidente eventuali ritardi nel<strong>la</strong> riconsegna; doveva altresì registrare<br />

consegna e riconsegna delle carte su apposito libretto e al momento<br />

del<strong>la</strong> restituzione <strong>la</strong>cerare <strong>la</strong> nota. Per nessun altro motivo doveva<br />

consentire che qualche pezzo uscisse dall’archivio, « eziandio che si trattasse<br />

di scritture appartenenti ad interesse de privati », ma gli era <strong>per</strong>messo portare<br />

con sé fogliazzi e scritture «<strong>per</strong> travagliare al<strong>la</strong> sera nel<strong>la</strong> detta picco<strong>la</strong><br />

stanza» da riportare in archivio il mattino seguente. Era tenuto a indicare al<br />

presidente tutti i pezzi che risultassero mancanti in modo che il Senato<br />

potesse impartire « quegli ordini che giudicasse opportuni <strong>per</strong> rinvenirli e<br />

ritirarli ». Non doveva togliere scritture dalle filze originarie « e, se pure ciò<br />

——————<br />

183 Ibid., filza 3161/II, doc. 70. È conservata soltanto <strong>la</strong> camicia vuota; non conosciamo quindi<br />

durata dell’incarico ed emolumenti previsti.<br />

184 Ibidem.

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