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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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La vil<strong>la</strong> cinquecentesca nel Complesso di Sant’Ignazio di Genova 69<br />

ciale di traffici verso il nuovo continente, ed al<strong>la</strong> capacità del<strong>la</strong> sua gente di<br />

navigare. A Genova i Gesuiti non avrebbero soltanto svolto <strong>la</strong> loro lotta<br />

contro il protestantesimo, ma avrebbero raccolto giovani, educandoli <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

missione principale dell’Ordine, quel<strong>la</strong> di evangelizzare le popo<strong>la</strong>zioni dei<br />

paesi non ancora cristianizzati.<br />

Nei cento anni che seguirono, e fino al<strong>la</strong> soppressione dell’Ordine nel<br />

1773, il complesso subì notevoli trasformazioni ed adattamenti, fu anche<br />

costruita <strong>la</strong> maggior parte degli edifici, che attualmente vi si trovano, compresa<br />

<strong>la</strong> grande chiesa, prospiciente <strong>la</strong> piazza, ma utilizzata al tempo solo<br />

dal noviziato.<br />

La grande sa<strong>la</strong>, esposta a sud-est, presenta i resti di numerose trasformazioni<br />

e cambiamenti di destinazione d’uso, <strong>la</strong> decorazione su<strong>per</strong>stite si riferisce<br />

al <strong>per</strong>iodo in cui gli ambienti venivano utilizzati dal<strong>la</strong> Compagnia di Gesù.<br />

La volta presenta una fastosa decorazione barocca, caratterizzata dall’effetto<br />

fantastico del<strong>la</strong> di<strong>la</strong>tazione dello <strong>spazi</strong>o, ottenuta con l’illusionismo<br />

prospettico di finte architetture. La pratica artistica dei quadraturisti del<br />

Cinquecento, affiancata alle raffigurazioni di glorificazione dell’uomo, fu risolta<br />

nel <strong>per</strong>iodo barocco con le scenografiche rappresentazioni di apoteosi,<br />

che aprono il limite fisico delle volte, dipingendo illusionistiche scene con<br />

scorci piramidali di nubi e figure. L’uso di questo tipo di rappresentazione,<br />

utilizzato nei pa<strong>la</strong>zzi dei nobili, fu praticato anche a scopo religioso, <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

prima volta, nelle chiese dei Gesuiti. Gli esempi più noti di questo genere sono<br />

senz’altro le o<strong>per</strong>e di padre Andrea Pozzo nel<strong>la</strong> Chiesa di Sant’Ignazio e<br />

del Baciccio, Giovan Battista Gaulli, nel<strong>la</strong> Chiesa del Gesù a Roma, realizzate<br />

negli ultimi due decenni del XVII secolo. A Genova, il pittore Gregorio de<br />

Ferrari, al ritorno da un soggiorno di studio a Parma, dove si era molto avvicinato<br />

alle o<strong>per</strong>e del Parmigianino e del Correggio e dove aveva anche conosciuto<br />

il Gaulli, già dagli anni ’80 s<strong>per</strong>imentava <strong>la</strong> tecnica d’illusione prospettica<br />

nei pa<strong>la</strong>zzi dei nobili, come nelle raffigurazioni del<strong>la</strong> Primavera e dell’Estate<br />

in Pa<strong>la</strong>zzo Rosso (già Brignole-Sale). Negli anni ’90 il pittore si legò<br />

quasi esclusivamente al<strong>la</strong> committenza ecclesiastica, realizzando, tra gli altri,<br />

gli affreschi delle chiese di Santa Croce e di San Camillo, è probabilmente a<br />

questo <strong>per</strong>iodo che appartengono i dipinti del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del noviziato, che <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

precisione d’inquadramento architettonico e <strong>per</strong> qualità pittorica non sembra<br />

possano essere attribuiti ad altri, nemmeno al figlio che dall’inizio del XVIII<br />

secolo lo accompagnò nei <strong>la</strong>vori e lo affiancò nello svolgimento delle o<strong>per</strong>e.

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