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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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484<br />

Ausilia Roccatagliata<br />

del materiale documentario di quegli anni che rese necessario ampliare <strong>la</strong><br />

sede di conservazione.<br />

Dal<strong>la</strong> seconda redazione del<strong>la</strong> pandetta generale, prodotta dal Campi tra<br />

<strong>la</strong> fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del secolo XVIII 246, apprendiamo<br />

infatti che nel terzo quarto del Settecento l’archivio di Governo<br />

era sistemato in quattro sale, le tre già in uso al tempo del Viceti (A-C) e una<br />

quarta (D), « unita ultimamente a detto archivio » a quanto risulta dal<strong>la</strong> didascalia<br />

di una pianta allegata al progetto di ampliamento del 1775 247, sale arredate<br />

con scansie, armarii, banchi, banconi e tavolini – ma sono menzionati<br />

anche casse, cassoni, bauli e corboni –. L’archivio risulta profondamente riorganizzato<br />

rispetto a metà Seicento: <strong>la</strong> prima stanza conservava i fogliazzi<br />

Diversorum, <strong>la</strong> seconda i fogliazzi Confinium; nel<strong>la</strong> terza, <strong>la</strong> più ampia, erano<br />

riposti più complessi documentari (Iurisditionalium, Legationum, Litterarum,<br />

Propositionum, Politicorum, Nobilitatis, Maritimarum), ma anche le<br />

raccolte Contractuum et Cronicarum, Iurium et Legum e le <strong>per</strong>gamene, racchiuse<br />

nel grande armadio delle 55 cantere. Nel<strong>la</strong> quarta erano sistemati<br />

numerosi fondi anche poco consistenti, solo in parte contraddistinti da un<br />

titolo (Secretorum, Criminalium, Rollorum); tra gli altri vi erano custoditi i<br />

fogliazzi delle controversie <strong>per</strong> Finale, le scritture di Corsica, quelle dell’archivio<br />

di San Remo trasferite a Genova dopo <strong>la</strong> sollevazione dei sanremaschi,<br />

quelle trasportate da Ventimiglia, Albenga, Savona e Bastia. Il Campi ha<br />

descritto minuziosamente poco più di 2000 unità (<strong>per</strong> lo più fogliazzi, ma<br />

anche libri, libretti, quinterni, registri, tomi, plichi e involti), una quantità<br />

dunque pressoché equivalente a quel<strong>la</strong> censita dal Bor<strong>la</strong>sca, ma ha elencato<br />

anche un numero rilevantissimo di altri pezzi non quantificati, spesso « da<br />

riconoscersi », talora sistemati provvisoriamente, come i plichi di pratiche<br />

riguardanti <strong>la</strong> Giunta dei confini riposti pro interim sull’ottava e nona scansia<br />

del<strong>la</strong> seconda stanza, o <strong>la</strong>sciati nei contenitori con i quali erano <strong>per</strong>venuti<br />

in archivio, come il baule trasmesso da Giacomo Durazzo inviato a<br />

Vienna dopo <strong>la</strong> guerra del 1755 248. Ne emergono una fotografia impietosa<br />

del<strong>la</strong> confusione che caratterizzava l’archivio, a eccezione forse del<strong>la</strong> prima<br />

stanza, e <strong>la</strong> testimonianza dell’impegno continuo profuso dall’archivista e<br />

dal suo col<strong>la</strong>boratore <strong>per</strong> porre rimedio a una situazione drammatica: le<br />

——————<br />

246 AS GE, Manoscritti, vol. 313 bis.<br />

247 V. oltre p. 489.<br />

248 AS GE, Manoscritti, vol. 313 bis, cc. 5 bis v, 15r.

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