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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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La vil<strong>la</strong> cinquecentesca nel Complesso di Sant’Ignazio di Genova 67<br />

Sul<strong>la</strong> parete sud-est appaiono i ritratti dei committenti, dipinti in monocromo,<br />

entro delle nicchie, a fingere busti scultorei, più usuali nelle decorazioni<br />

dell’epoca (v. figg. 1 e 2). Le a<strong>per</strong>ture, realizzate nei secoli successivi,<br />

hanno distrutto <strong>la</strong> decorazione che si trovava sotto ai due busti, di<br />

cui rimangono soltanto le parti iniziali di un cartiglio che, normalmente,<br />

contornava uno stemma o accoglieva un’epigrafe, elementi che avrebbero<br />

confermato l’identità dei committenti. Interessante risultano anche le insolite<br />

figure di satiro poste a cariatide negli elementi costitutivi del<strong>la</strong> finta<br />

nicchia, accostate a festoni di frutta e teste di agnelli.<br />

Il soffitto del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> ha sofferto di numerosi traumi, identificabili nelle<br />

estese porzioni di intonaco crol<strong>la</strong>to, nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> pellico<strong>la</strong> pittorica e<br />

nel<strong>la</strong> disgregazione delle malte di supporto. Gli elementi riconoscibili non<br />

consentono <strong>per</strong>ciò una lettura omogenea dell’insieme, ma soltanto l’ipotesi<br />

di una delle possibili interpretazioni.<br />

Il pittore utilizza una simbologia complessa: accosta favole mitologiche<br />

ai racconti del<strong>la</strong> Genesi, alle storie del<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Vergine ed alle figure allegoriche<br />

popo<strong>la</strong>ri, dotate <strong>per</strong>ò dei volti dei committenti. La distribuzione<br />

dei soggetti risulta ordinata e simmetrica, si rileva inoltre l’alternanza dei<br />

simboli zoomorfi usati <strong>per</strong> riferimento alle due casate di provenienza.<br />

Nelle lunette si riconoscono <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> Visitazione, l’incontro tra<br />

Maria e <strong>la</strong> cugina Elisabetta, con <strong>la</strong> presenza dei mariti, come nel<strong>la</strong> pittura<br />

veneziana del Cinquecento e <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> Lotta tra Giacobbe e l’angelo,<br />

tratta dal<strong>la</strong> tradizione popo<strong>la</strong>re nel racconto di una divinità fluviale, custode<br />

di un guado, che pretende un compenso da chi deve attraversare.<br />

Negli ovali del<strong>la</strong> cornice si raccontano le storie di Meleagro e Ata<strong>la</strong>nta,<br />

gli episodi del<strong>la</strong> Caccia al cinghiale di Calidone, tratto dalle Metamorfosi di<br />

Ovidio: Meleagro, figlio del re di Calidonia e di Altea, riuscì ad uccidere il<br />

cinghiale, che, <strong>per</strong> volere di Artemide, distruggeva le loro terre. Per amore fa<br />

dono del<strong>la</strong> testa e del<strong>la</strong> pelle dell’animale ad Ata<strong>la</strong>nta, che <strong>per</strong> prima l’aveva<br />

colpito, ma questo gesto gli costò una disputa con gli zii, che uccise poi in<br />

combattimento. La madre, risentita <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte dei fratelli, gettò nel braciere<br />

il tizzone, da cui dipendeva <strong>la</strong> vita del figlio, determinandone <strong>la</strong> morte, così<br />

come al<strong>la</strong> nascita era stato predestinato dalle tre Parche (tav. 37).<br />

La figura di Altea viene ricordata tra le immagini femminili situate all’imposta<br />

del<strong>la</strong> volta, con il tizzone in mano ed il braciere in evidenza (tav. 38),<br />

mentre le figure maschili appaiono tutte loricate e portano scettri e verghe,

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