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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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« Note sono le dolorose vicende ... » 301<br />

restituirli al prefetto di Genova dopo averli esaminati 65, ma se le informazioni<br />

fornite da Costa erano esatte essi, come già ricordato, erano poi passati<br />

in mano a privati.<br />

Lagomarsino passa poi a par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> collezione Rerum publicarum e di<br />

un volume di leggi che non erano stati inviati a Parigi, come confermato da<br />

un anziano impiegato comunale e da alcune lettere del ministro dell’Interno<br />

e del prefetto di Genova 66, nelle quali si fa riferimento ad un errore<br />

nel<strong>la</strong> descrizione. Egli non approfondisce <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> questione re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong><br />

reale tipologia di tali carte che, come si è visto, erano conservate presso<br />

l’Ufficio degli edili.<br />

Più avanti liquida rapidamente anche il capitolo concernente eventuali<br />

sottrazioni di documenti – a parte quel<strong>la</strong> già citata dei privilegi di Colombo<br />

–, in pratica escludendole. In partico<strong>la</strong>re non dà alcun credito alle parole di<br />

Sbertoli che, come si era immaginato nul<strong>la</strong> sapeva e « batteva, come suol<br />

dirsi, <strong>la</strong> campagna ». Sbertoli nel<strong>la</strong> dichiarazione ri<strong>la</strong>sciata il 12 marzo fa <strong>per</strong>altro<br />

solo un riferimento molto vago al<strong>la</strong> possibile asportazione di carte<br />

dall’Archivio segreto 67.<br />

Sul<strong>la</strong> possibile organizzazione degli archivi rimasti a Genova Lagomarsino<br />

riteneva impossibile seguire i criteri di ordinamento torinesi, essendo le carte<br />

infilzate « in mazzi denominati fogliazzi » e scritte a colonne, sottolineandone<br />

l’entità, lo stato di confusione, le dis<strong>per</strong>sioni e, un po’ contraddicendosi, le<br />

sottrazioni, con l’eccezione dell’Archivio notarile rimasto nei depositi originari<br />

e dotato di indici. Si esprimeva poi a favore dell’utilizzo dell’ex Pa<strong>la</strong>zzo<br />

criminale da lui ben conosciuto, stante l’attività svolta <strong>per</strong> 28 anni come uno<br />

dei protettori e difensori dei carcerati poveri, e dove erano allocate le abitazioni<br />

dei tre giudici criminali, dell’avvocato fiscale e del suo assistente, <strong>la</strong><br />

cancelleria, le carceri « palesi e segrete » e <strong>la</strong> « conforteria <strong>per</strong> i giustiziandi<br />

». L’edificio, inoltre, presentava il vantaggio di comunicare con il Pa<strong>la</strong>zzo<br />

ducale e quindi con gli archivi da trasferire. Proponeva come opzione alternativa<br />

ma meno favorevole di usufruire dei locali in cui era conservata <strong>la</strong><br />

documentazione re<strong>la</strong>tiva alle gabelle del Banco di San Giorgio, che poteva<br />

essere venduta, seguendo l’esempio del Governo francese che aveva posto<br />

in vendita carte di questa tipologia <strong>per</strong> 9.000 franchi.<br />

——————<br />

65 Ibid., allegati 10-11.<br />

66 Ibid., allegati 12 e A del 13 gennaio 1813 e 27 novembre 1812.<br />

67 Ibid., allegato 15.

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