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spazi per la memoria storica - Sistema Archivistico nazionale ...

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La vil<strong>la</strong> cinquecentesca nel Complesso di Sant’Ignazio di Genova 73<br />

I dipinti cinquecenteschi giacevano al di sotto di uno strato spesso e<br />

corposo (da 60 µm a 850 µm), di notevole durezza, composto da stratificazioni<br />

di tinteggiature, croste carbonatiche, efflorescenze saline e particel<strong>la</strong>to<br />

grasso. Un danno partico<strong>la</strong>re era rappresentato dal<strong>la</strong> presenza di un legante<br />

vinilico trovato in composizione con lo scialbo più esterno, che aveva<br />

contribuito all’inaridimento delle tem<strong>per</strong>e, all’indurimento dell’insieme<br />

formato dalle sovramissioni ed, infine, al<strong>la</strong> veico<strong>la</strong>zione di elementi estranei<br />

nel<strong>la</strong> pellico<strong>la</strong> pittorica durante i processi di carbonatazione, rinnovati<br />

con l’immissione di acqua piovana.<br />

Se, quindi, <strong>per</strong> un verso, le tinteggiature hanno agito da rivestimento di<br />

protezione <strong>per</strong> lunghi secoli, <strong>per</strong> altro verso, hanno contribuito a danneggiare<br />

gli elementi costitutivi delle pitture e dei loro supporti, in un processo<br />

di alterazione chimica irreversibile ed irrecu<strong>per</strong>abile. La pellico<strong>la</strong> pittorica<br />

si è trovata come all’interno di un’intercapedine, spinta verso l’esterno<br />

dall’ingrossamento del<strong>la</strong> calce, e compressa, verso l’interno, dagli strati sovrammessi.<br />

I suoi componenti fungevano, inoltre, da elementi nutritivi <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> formazione di ossidi e carbonati, diventando su<strong>per</strong>ficie di sacrificio <strong>per</strong><br />

l’adesione dei cristalli di sale e di microrganismi biologici.<br />

I danni, provocati dai crolli d’intonaco e dal<strong>la</strong> disgregazione delle malte<br />

di supporto, hanno avuto <strong>la</strong> tragica conseguenza del<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie<br />

pittorica e di una conservazione dei dipinti parziale e frammentaria, che<br />

conferisce all’apparato decorativo l’aspetto di “rudere”.<br />

Altra tipologia di danni è rappresentata dalle lesioni provocate dall’assestamento<br />

delle strutture murarie in seguito al<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita delle co<strong>per</strong>ture, o<br />

<strong>per</strong> gli scassi realizzati dalle trasformazioni funzionali degli ambienti, come<br />

nel caso dell’a<strong>per</strong>tura di nuovi varchi.<br />

Intervento di pulitura ed estrazione dei sali<br />

La prima o<strong>per</strong>azione eseguita è consistita nel<strong>la</strong> rimozione su<strong>per</strong>ficiale<br />

dello strato più esterno, partico<strong>la</strong>rmente difficile da rimuovere anche con<br />

microscalpelli e microfrese. Si è quindi agito su due differenti livelli di aggressione:<br />

meccanico e chimico, con l’alternanza di o<strong>per</strong>azioni manuali di<br />

rimozione ed ammorbidimenti ad impacco, che consentissero il successivo<br />

allontanamento meccanico. Il dosaggio degli impacchi e il <strong>per</strong>iodo d’applicazione,<br />

o <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> successione delle o<strong>per</strong>azioni, sono stati naturalmente<br />

affidati al<strong>la</strong> sensibilità ed all’es<strong>per</strong>ienza dei restauratori, i soli che

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