Johann Nepomuk Nestroy Tradizione e trasgressione a cura di ...
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Gabriella Rovagnati<br />
teatro popolare che questa tra<strong>di</strong>zione insieme recupera e snatura. Le «Possen»<br />
<strong>di</strong> <strong>Nestroy</strong>, le farse vivacizzate da brani musicali cantati, si riallacciano<br />
infatti per un verso alle numerose opere buffe e burlesche, ricche <strong>di</strong> frizzi e<br />
lazzi – affidate a personaggi comici fissi, come Hanswurst (Gianni Salsiccia),<br />
o Staberl (Stecchino) o Kasperl (Gasparetto), che oggi ancora <strong>di</strong>letta<br />
i bambini come burattino –, ma le svuotano sia <strong>di</strong> ogni intento moralistico,<br />
sia <strong>di</strong> ogni possibile consolatorio escapismo in una favolosa irrealtà.<br />
Il Lumpazivagbundus, il testo con cui <strong>Nestroy</strong> nel 1833 riuscì a imporsi anche<br />
come autore, segna proprio il superamento <strong>di</strong> quella fuga nel portentoso<br />
che aveva caratterizzato tanti copioni <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nand Raimund (1790-<br />
1836), anche se quest’ultimo viene sempre citato in coppia con lui, quasi<br />
che i due costituissero un binomio in<strong>di</strong>ssolubile. Questo abbinamento è<br />
uno dei tanti como<strong>di</strong> espe<strong>di</strong>enti a cui ricorrono gli storici della letteratura<br />
per ragioni <strong>di</strong> esemplificazione; <strong>di</strong> fatto, benché abbiano scritto entrambi<br />
pièces per il teatro popolare, <strong>di</strong>versissime erano le indoli <strong>di</strong> Raimund e<br />
<strong>Nestroy</strong>, due drammaturghi che perseguivano obiettivi artistici molto <strong>di</strong>versi.<br />
Mentre Raimund, che morì proprio quando <strong>Nestroy</strong> si era affermato<br />
come scrittore teatrale, aveva ancora pretese <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione, <strong>Nestroy</strong> voleva<br />
liberare il teatro da ogni fardello inibitore e co<strong>di</strong>no. Nel mondo <strong>di</strong><br />
lingua tedesca il teatro, e non solo quello «alto», veniva infatti concepito<br />
come «moralische Anstalt», come istituzione etica. A conferirgli questo<br />
intento e paludamento era stata soprattutto l’erronea interpretazione <strong>di</strong><br />
Lessing della poetica aristotelica. Nella «Hamburgische Drammaturgie» il<br />
teorico del teatro borghese, partendo da una falsata traduzione del binomio<br />
φόβοσ κάι ’έλεοσ inteso come «Furcht und Mitleid», come terrore e<br />
compassione, aveva introdotto nel mondo <strong>di</strong> lingua tedesca una nozione<br />
<strong>di</strong>storta <strong>di</strong> κατάρσισ, concependola come una sorta <strong>di</strong> epurazione etica a<br />
seguito <strong>di</strong> un esame <strong>di</strong> coscienza. Se invece si riporta il binomio aristotelico<br />
al suo significato originario, legato a pulsioni elementari quali «brivido<br />
e commozione», catarsi, come voleva la trage<strong>di</strong>a greca, altro non è che liberazione<br />
emotiva, affrancamento dal peso <strong>di</strong> un’affettività opprimente,<br />
angosciante e intollerabile nei suoi eccessi 20 . <strong>Nestroy</strong>, ammesso che nel<br />
suo cinismo ra<strong>di</strong>cale attribuisse al suo lavoro in teatro qualche velleità <strong>di</strong><br />
20 Cfr. Wolfgang Schadewaldt: Furcht und Mitleid? Zur Deutung des Aristotelischen<br />
Tragö<strong>di</strong>ensatzes. In: W. S.: Hellas und Hesperien. Gesammelte Schriften zur Antike und<br />
zur neueren Literatur. 2., neugest. und verm. Ausg. Unter Mitarb. von Klaus Bartels<br />
hrsg. von Reinhard Thurow und Ernst Zinn. Bd. 1. Zürich und Stuttgart 1970, pp. 194-<br />
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