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Johann Nepomuk Nestroy Tradizione e trasgressione a cura di ...

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70<br />

Alberto Destro<br />

sti, quanto meno nel novero dei ruoli <strong>di</strong> protagonisti. La cosa può avere<br />

una spiegazione ancora tutta interna alla sfera teatrale, quale conseguenza,<br />

cioè, del cambiamento del pubblico dei teatri periferici, che a causa dell’aumento<br />

del prezzo dei biglietti è sempre meno piccolo- e me<strong>di</strong>oborghese<br />

e sempre più altoborghese, sì che figure precedentemente <strong>di</strong> almeno<br />

parziale identificazione come gli artigiani cominciano a risultare particolarmente<br />

lontane dal suo orizzonte. Ma oltre a ciò è <strong>di</strong>fficile non pensare<br />

anche al parallelo fenomeno sociale della <strong>di</strong>ssoluzione del mondo preindustriale<br />

<strong>di</strong> cui quegli “operai” erano espressione, in favore <strong>di</strong> una nuova<br />

struttura economico-sociale imperniata sulla fabbrica e sulla produzione<br />

meccanizzata in serie, rispetto alla quale <strong>Nestroy</strong> e il suo pubblico non<br />

sembrano avere gli strumenti teatrali per darle voce. L’artigiano è un lavoratore<br />

in<strong>di</strong>viduale, provvisto (almeno nella finzione teatrale) <strong>di</strong> una sua caratteristica<br />

che lo <strong>di</strong>stingue e spesso lo contrappone ad altri mestieri. Con<br />

la consueta schiettezza Kniereim aveva osservato. «Io sono un calzolaio,<br />

cosa vuoi che m’importi <strong>di</strong> un falegname. Non offendere!». Il lavoratore<br />

della fabbrica è invece semplicemente una unità <strong>di</strong> personale, anonimo e<br />

intercambiabile. La massificazione del lavoro seriale elimina l’in<strong>di</strong>vidualità,<br />

e ciò significa che lo rende irrappresentabile. Un grande della poesia del<br />

Novecento, Rainer Maria Rilke, polemizzerà nelle Duineser Elegien contro la<br />

nuova forza che muove il moderno mondo industriale, l’elettricità, proprio<br />

perché essa è priva <strong>di</strong> figura, non è percettibile ai sensi, e quin<strong>di</strong> si sottrae<br />

alla prova suprema della significatività umana costituita dalla elaborazione<br />

artistica 10 . La scomparsa dei vecchi “operai” artigianali non sostituiti dai<br />

nuovi operai della fabbrica mi sembra un ottimo argumentum ex silentio che<br />

conferma la aderenza <strong>di</strong> <strong>Nestroy</strong> alla realtà del presente, quanto meno<br />

nella forma della impossibilità <strong>di</strong> far fronte al compito <strong>di</strong> rappresentare la<br />

nuova realtà sociale con gli strumenti <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione sostanzialente<br />

conservatrice come quella del teatro popolare. (Che il conservatorismo,<br />

cioè l’aderenza a una tra<strong>di</strong>zione espressiva, non costituisca <strong>di</strong> per sé né un<br />

criterio <strong>di</strong> valore né <strong>di</strong> <strong>di</strong>svalore artistico, non ritengo abbia bisogno <strong>di</strong><br />

venire <strong>di</strong>scusso, come appare <strong>di</strong>mostrato al meglio proprio dal caso <strong>di</strong><br />

<strong>Nestroy</strong>.)<br />

10 «Weite Speicher der Kraft schafft sich der Zeitgeist, gestaltlos / wie der spannende<br />

Drang, den er aus allem gewinnt». Die siebente Elegie, v. 55-56, nel ciclo Duineser<br />

Elegien, in: Rainer Maria Rilke. Sämtliche Werke. Frankfurt a.M. 1965, Vol. 1, p.<br />

711.

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