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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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icostruzione del suo tessuto economico, cercando di approfittare e godere dei frutti di<br />

entrambi. Paradigmatica di questa attitudine è la testimonianza di un veterano del<br />

TPLF che qualche anno dopo la liberazione decide di lasciare il suo posto di dirigente<br />

al ministero della difesa:<br />

“Farò questo lavoro ancora per un altro mese. Lascio ad Aprile. Ho appena finito un<br />

MBA per corrispondenza. Insieme a diversi colleghi abbiamo messo su una società per<br />

azioni. Ci occuperemo di acquisto di bestiame, lavorazione della pelle, produzione di<br />

scarpe e vestiti. Abbiamo in programma di esportare. Ci espanderemo probabilmente<br />

anche in altri settori produttivi. Lavoreremo a Addis ma anche in Tigray. Questo è stato<br />

un bel lavoro, ma la parte interessante è finita e non voglio rimanere un burocrate per il<br />

resto della mia vita” 387 .<br />

Come sottolineato nel descrivere i fondamenti della revolutionary democracy e<br />

la sua declinazione secondo il modello del developmental state, in Etiopia, come in<br />

numerose altre situazioni Termidoriane di cui la Cina resta l’esempio più eclatante,<br />

“arricchirsi è ormai rivoluzionario” e la promozione del mercato e degli investimenti<br />

privati vengono considerati presupposti indispensabili per la creazione di una<br />

democrazia matura, come confermano le parole di Sebhat Nega riportate sopra. Si<br />

noti la selettività, ma anche l’abilità da parte della classe dirigente dell’EPRDF che,<br />

nel definire e sviluppare il suo programma di politica economica, non rifiuta a priori<br />

le tesi di quanti sostengono che lo sviluppo del mercato è propedeutico a quello della<br />

democrazia, ma sceglie di applicarle secondo un sistema originale, giustificato in base<br />

all’arretratezza ed agli elevati livelli di povertà del paese, ma anche strumentale in<br />

quanto permette di favorire gli interessi e le pratiche di accumulazione da parte della<br />

classe dirigente.<br />

Così, nella pratica, a beneficiare del clima favorevole agli investimenti privati<br />

sono stati finora due principali conglomerati economici. Innanzitutto il gruppo<br />

Midroc, controllato dallo sceicco Etio-Saudita Mohammed Alamoudi, che si è finora<br />

aggiudicato i bocconi – comunque pochi - più succulenti delle aziende pubbliche che<br />

sono state privatizzate e che, giocando abilmente sul registro dell’ambiguità della<br />

nazionalità del gruppo 388 , ha costruito un impero che va dalle concessioni per la<br />

gestione di giacimenti e miniere a quello del cemento e delle costruzioni, passando<br />

per quello alberghiero e dei servizi. In secondo luogo la fondazione EFFORT<br />

(Endowement Fund for the Rehabiliation of Tigray), creata nel 1995 per amministrare<br />

387<br />

Citato P. Henze, Ethiopia. The collapse of Communism and the transition to democracy: adjustment<br />

to Eritrean Independence, op. cit.<br />

388<br />

Intervista a Membere Taye Tesfa, Private Sector Specialist, World Bank, 05.06.08<br />

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