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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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politica nazionale, gestito da un piccolo gruppo di attori chiave all’interno del partito al<br />

potere. Ciò la rende un caso interessante per chi cerca di capire come funziona la gestione<br />

della dipendenza dagli aiuti” 502 .<br />

A dispetto di una storia in cui le élites al potere hanno attinto in continuazione a<br />

modelli e repertori di altri paesi per orientare e definire le strategie di sviluppo nazionale 503 ,<br />

la retorica ed il sentimento prevalente nella classe dirigente è quella del richiamo<br />

orgoglioso alla tradizione di indipendenza ed autonomia del paese, che attinge al passato<br />

più lontano di resistenza all’invasione e all’occupazione italiana, ed a quello più prossimo<br />

della lotta armata contro il regime del Derg, conclusa con una vittoria ufficialmente senza<br />

alcun appoggio internazionale. Così ad esempio, nell’adottare, come richiesto dalla Banca<br />

Mondiale, lo strumento del “Poverty Reduction Strategy Paper” come quadro nazionale di<br />

definizione della strategia e coordinamento dei programmi di lotta alla povertà, non si<br />

manca di puntualizzare che<br />

“quando si trattava di preparava il primo Sustainable Development and Poverty Reducation<br />

Program (SDPRP), nel 2001, il governo aveva già in atto una strategia più ampia e lo SDPRP<br />

largamente riflesse gli impegni già in atto.” 504 .<br />

Questa enfasi sull’autonomia e l’indipendenza dell’Etiopia non si traduce tanto in<br />

un’ottusa chiusura alle influenze esterne, quanto piuttosto nell’apertura dialettica e nella<br />

valutazione pragmatica sia delle idee che degli equilibri e dei rapporti di forza<br />

internazionale. Questo processo permette così di conciliare la retorica dell’autonomia e la<br />

volontà di perseguire un’agenda originale dettata dai richiami ideologici e alimentata dagli<br />

interessi politici ed economici, con le necessità di gestire la rendita degli aiuti, che<br />

comporta l’obbligo di doversi misurare con pratiche, strumenti e concetti dell’apparato<br />

internazionale dello sviluppo, cercando di comprenderli, adattarli e piegarli, applicandoli e<br />

traducendoli nel contesto locale.<br />

Diversi di questi concetti – capacity building, good governance, ownership e<br />

armonizzazione, partecipazione delle comunità locali - sono stati oggetto di<br />

appropriazione, in linea con la strategia di extraversione e controllo messa in atto dalla<br />

classe dirigente. Un’appropriazione che permette di “parlare la lingua dei donatori”, ma al<br />

tempo stesso di “addomesticarla”, rendendola cioè comprensibile e dotata di senso nel<br />

502<br />

X. Furthado e W. J. Smith, Ethiopia: aid, ownership and sovereignty, op.cit., p. 23.<br />

503<br />

Cfr C. Clapham, “Ethiopian Development. The Politics of Emulation”, in Commonwealth & Comparative<br />

Politics, 44 (1), 137–150, Marzo 2006<br />

504<br />

Ethiopian Ministry of Finance and Economic Development, Ethiopia: Building on Progress. A Plan for<br />

Accelerated and Sustained Development to End Poverty (PASDEP)(2005/06-2009/10), Addis Ababa,<br />

September 2006, p. 1.<br />

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