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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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dei canali e modalità di aiuti: sostegno diretto al bilancio dello stato, a programmi<br />

settoriali, a progetti specifici, assistenza tecnica, aiuto alimentare.<br />

Per cercare di governare questa complessità ed assicurare che i fondi arrivino nel<br />

paese secondo i tempi e le modalità necessari a realizzare obiettivi e politiche del governo,<br />

la gestione degli aiuti è stata centralizzata a livello federale, assegnando in particolare il<br />

mandato di negoziare con i donatori ed il ruolo di coordinamento al Ministero delle Finanze<br />

e dello Sviluppo Economico (MoFED). Agli altri ministeri settoriali resta la competenza<br />

per il dialogo tecnico ed il monitoraggio dei programmi nazionali di settore, laddove<br />

presenti. I contatti tra Governi regionali e donatori sono rari, generalmente limitati alla<br />

mera realizzazione di singoli progetti e iniziative, senza mai assumere la forma di dialogo e<br />

negoziazione in materia di politiche e programmi settoriali, nonostante la maggior parte<br />

delle aree di intervento della cooperazione internazionale sia di competenza regionale. Da<br />

questo punto di vista la Costituzione federale del 1995 appare decisamente meno<br />

autonomista della Carta di Transizione del 1991, che attribuiva ai singoli governi regionali<br />

la facoltà di negoziare direttamente con i donatori i programmi di ricostruzione post-bellica.<br />

Così, tutti i fondi dell’aiuto pubblico allo sviluppo gestiti attraverso i canali<br />

governativi vengono accreditati su un conto corrente del MoFED, da cui poi vengono<br />

ripartiti ai Ministeri settoriali o ai livelli inferiori dell’amministrazione pubblica,<br />

transitando attraverso le casse degli Uffici delle finanze a livello di Regione e woreda, che<br />

li ripartiscono orizzontalmente ai competenti uffici settoriali. La gestione centralizzata degli<br />

aiuti si concretizza nel principio dell’offset, in base al quale tutti i flussi di aiuti, anche<br />

quelli “earmarked” (vincolati) dai donatori per specifici progetti o settori, vengono<br />

contabilizzati nel bilancio dello stato, e di fatto “sottratti” all’ammontare di risorse che<br />

sarebbe stato allocato in assenza dell’intervento esterno. L’obiettivo del governo è infatti<br />

quello di evitare che le preferenze dei donatori compromettano le sue priorità settoriali e<br />

l’equità nella ripartizione geografica dei fondi. Anche se, nella pratica, questo principio<br />

viene applicato con discrezione e scarsa trasparenza 426 .<br />

Se da un lato attraverso l’offset il governo centrale si mostra desideroso di accreditare<br />

un’immagine di trasparenza ed equità nella ripartizione degli aiuti alle varie regioni - così<br />

come dei trasferimenti statali - in linea con un principio tipico del clientelismo 427 , dall’altra<br />

mantiene una notevole discrezionalità nell’allocazione dei fondi, concentrando a livello<br />

426 Cfr K. Bentley, Presentation to HPN Group, 28 Novembre 2006.<br />

427 Cfr R. Lemarchand, “Political clientelism and ethnicity in Tropical Africa : competing solidarities in nation<br />

building”, American Political Science Review ,66 : 68–90. 1972<br />

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