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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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A parte l’indignazione dei mesi successivi alle elezioni e ai fatti di novembre 481 , che<br />

conducono nel gennaio del 2006 al congelamento dei fondi del sostegno diretto al bilancio<br />

da parte dei principali donatori, tra cui Regno Unito e Banca Mondiale, il sostegno è nel<br />

frattempo ripreso, in maniera magari più discreta, ma non meno significativa, in base al<br />

principio dell’impossibilità di interrompere il flussi di aiuto per non ostacolare la fornitura<br />

di servizi sociali di base.<br />

I rappresentati delle agenzie multilaterali e bilaterali di cooperazione, o delle<br />

ambasciate, sono consapevoli – almeno i più attenti ed esperti – di come la retorica dei<br />

riferimenti alla democratizzazione e good governance da parte de governo tende in realtà<br />

sempre più spesso a coprire una gestione del potere via via sempre più autoritaria. Sulle<br />

questioni che li riguardano più da vicino, come ad esempio la regolamentazione delle ong,<br />

cercano di fare pressioni sul governo etiopico. Su altre, per quanto tipiche del paradigma<br />

della transizione alla democrazia, come la libertà d’espressione e la stampa, si mostrano più<br />

reticenti.<br />

Il loro sostegno al governo di Meles è reso possibile dal ricorso ad un’analisi<br />

dicotomica della realtà etiopica, analoga a quella che Beatrice Hibou descrive a proposito<br />

della Tunisia di Ben Alì: da un lato viene esaltata la buona performance economica,<br />

dall’altra si esprime inquietudine per lo stato della democrazia 482 . Nel caso dell’Etiopia,<br />

l’analisi parallela, ma spesso separata, tra impegno a favore dello sviluppo e della lotta alla<br />

povertà e la denuncia delle violazioni dei diritti umani, secondo una divisione del lavoro<br />

che assegna la prima ai rappresentanti tecnici delle agenzie di cooperazione riuniti nel DAG<br />

e le seconde agli ambasciatori ed al corpo di negoziazione politica rappresentata<br />

dall’“Ambassador Donors’Group”, permettendo così di denunciare le violazioni dei diritti<br />

umani da parte del governo, ma al tempo stesso di continuare a finanziare i suoi sforzi in<br />

materia di lotta alla povertà.<br />

Il sostegno all’Etiopia viene innanzitutto giustificato in ragione della sua estrema<br />

povertà, sia in termini di reddito procapite, inferiore ai 100 dollari all’anno, che di indice di<br />

sviluppo umano, che negli anni oscilla attorno al 170 posto su 175 paesi nella classifica<br />

stilata da UNDP. Principale freno allo sviluppo viene individuato nell’insicurezza<br />

alimentare, ricordando gli ormai 7 milioni di malnutriti cronici a cui vanno aggiunti le<br />

481 Con l’eccezione di Jeffrey Sachs che in piena crisi di legittimità democratica continua a sostenere che gli<br />

aiuti non vanno utilizzati come arma politica. Cfr ENA, “Prof. Sachs Urges Donor Countries to Double<br />

Assistance to Ethiopia”, The Ethiopian Herald, 26 luglio 2005<br />

482 Cfr B. Hibou, « Le marge de manoeuvre d’un bon élève économique: la Tunisie de Ben Ali », in Les<br />

Etudes du CERI, N. 80, dicembre 1999.<br />

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