UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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strumento di controllo ed inquadramento della popolazione. Dall’altra continua ad essere<br />
mosso da una diffidenza di fondo nei confronti della burocrazia, percepita come una<br />
struttura il cui funzionamento è ancora improntato ed orientato secondo il disegno<br />
centralizzatore della corte imperiale di Haile Selassie e successivamente del dirigismo in<br />
stile sovietico del Derg.<br />
La burocrazia, in particolare nei suoi funzionari più istruiti ed urbanizzati, viene<br />
infatti considerata il cavallo di Troia attraverso cui il sentimento nazionalista pan-etiopico e<br />
la cultura assimilatrice Amhara, cui fin dai tempi di Haile Selassie occorreva aderire per<br />
accedere e far carriera nella pubblica amministrazione 617 , penetra e permane all’interno<br />
della nuova architettura federale che si vorrebbe invece ispirata al principio<br />
dell’autodeterminazione regionale. Secondo i dati della Civil Service Commission riportati<br />
da Sarah Vaughan e Kejit Tronvoll, più della metà dei funzionari dei ministeri centrali<br />
appartiene effettivamente all’etnia Amhara 618 . Un profondo conoscitore e frequentatore<br />
dell’elite politica del TPLF come John Young, fornisce un’efficace sintesi di come questa<br />
percepisca - non senza motivi fondati - la burocrazia: “profondamente conservatrice,<br />
resistente al cambiamento, estremamente gerarchica, preoccupata da questioni legate alla<br />
sicurezza, necessitante un’ampia riforma” 619 .<br />
In antitesi a questo modello di burocrazia, l’EPRDF, nel disegnare e gestire il<br />
processo di decentramento amministrativo, si ispira invece all’esperienza di governo delle<br />
aree del Tigray liberate durante la lotta armata. Una delle chiavi del successo del TPLF –<br />
come descritto nel primo capitolo - fu infatti la creazione di strutture di autogoverno locale,<br />
i baitos, con consigli eletti direttamente dalle comunità. Ciò da un lato offrì un’efficace<br />
risposta alla domanda di servizi sociali di base, di mantenimento dell’ordine ed<br />
amministrazione della giustizia che proviene dalla popolazione, e dall’altro permise di<br />
soddisfare le esigenze logistiche della lotta armata, in particolare il reclutamento di<br />
combattenti e le opere pubbliche necessarie alle operazioni militari 620 .<br />
Quest’esperienza favorisce l’emergere in Tigray di una classe amministrativa locale e<br />
di una tradizione di autogoverno, che sopravvive anche dopo la fine della lotta armata,<br />
quando si trova però a dover esser conciliata con le esigenze di ricostruzione e rifondazione<br />
del governo dell’intero paese. Pur rappresentando una significativa palestra per la<br />
617<br />
Cfr. C. Clapham, Haile Selassie’s Government, New York, Fredrick A. Preager, 1969; J. Markakis,<br />
Ethiopia. Anatomy of a traditional polity, op. cit.<br />
618<br />
Cfr S. Vaughan, K. Tronvoll, The Culture of Power in Contemporary Ethiopian Life, op. cit, p. 94.<br />
619<br />
J. Young, Regionalism and democracy in Ethiopia, op. cit., p. 195.<br />
620<br />
Cfr J. Young, Peasant Revolution in Ethiopia, op. cit., (in particolare il capitolo 7).<br />
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