UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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maggioranza indigena” 544 . Non a caso, l’immagine dell’indirect rule ritorna più volte per<br />
descrivere le soluzioni adottate dai vari governi centrali per incorporare le periferie del<br />
paese, sia a proposito del governo di Haile Selassie 545 che di quello dell’EPRDF 546 .<br />
La proposta di una chiave di lettura “imperiale” delle tecniche di controllo e governo<br />
del territorio da parte dell’EPRDF, non intende certo porsi nel solco della storiografia<br />
militante che propone una lettura in termini coloniali del processo di costruzione dello stato<br />
etiopico. Al contrario, l’obiettivo è quello di interpretare alcune dinamiche relative alla sua<br />
formazione – “processo storico in gran parte involontario e contraddittorio di conflitti,<br />
negoziazioni e compromessi tra differenti gruppi” secondo la definizione di Berman e<br />
Lonsdale 547 - attraverso la descrizione della coerenza e unitarietà del disegno di controllo<br />
ed encadrement portato avanti dall’EPRDF, ma anche dell’eterogeneità e dei limiti della<br />
sua messa in pratica.<br />
Per fare ciò occorre analizzare innanzitutto il carattere “rivoluzionario” con cui<br />
l’EPRDF interpreta il decentramento amministrativo e la good governance, quali strumenti<br />
di mobilitazione e inquadramento della popolazione per promuovere la trasformazione e lo<br />
sviluppo del paese. Al tempo stesso occorre tratteggiare i contorni dell’ “antidisciplina” 548<br />
con cui diversi gruppi della popolazione reagiscono più o meno involontariamente a questo<br />
disegno, procedendo attraverso “un’analisi dei margini e degli interstizi” 549 in qui questa si<br />
manifesta: l’inerzia della burocrazia, la continua rinegoziazione del patto clientelare,<br />
l’indipendenza della società nelle sue forme meno “civili” e più “tradizionali”.<br />
1. Decentramento amministrativo e good governance<br />
Il decentramento amministrativo in Etiopia presenta diverse peculiarità rispetto alla<br />
maggior parte delle altre situazioni africane. Nel resto del continente, ed in particolare in<br />
Africa occidentale, il decentramento viene infatti presentato come una risposta alla crisi<br />
dello stato africano e all’inefficacia dei suoi governi centrali o come il tentativo di colmare<br />
544 Cfr M. Mamdani, Citizens and subject. Contemporary Africa and the Legacy of Late Colonialism,<br />
Princeton University Press, 1996, p. 16.<br />
545 Cfr ad esempio Cfr S. Planel, “Du centralisme à l’ethno-fédéralisme. La décentralisation conservatrice de<br />
l’Ethiopie”, op. cit.,<br />
546 Cfr. D. Donham, “Introduction”, in W. James, D. Donham, E. Kurimoto, A. Triulzi (eds.), Remapping<br />
Ethiopia: socialism and after, op. cit<br />
547 B. Berman e J. Lonsdale, Unhappy Valley: Conflict in Kenya and Africa, James Currey, Eastern African<br />
Studies,1992, p. 5.<br />
548 M. de Certeau, L’invention du quotidien. Vol. 1. Arts de faire, op. cit., p. XL<br />
549 B. Hibou, La force de l’obéissance. Économie politique de la répression en Tunisie, op. cit., p. 15.<br />
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