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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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nella gestione degli affari regionali anche dopo il 1994, alimentando una complessa<br />

rete clientelare, disordine politico e violenza con la decisione di una parte del ONLF<br />

di proseguire la lotta con mezzi militari 315 .<br />

Nel tentativo di risolvere questi problemi, su iniziativa delle autorità federali, la<br />

cooptazione viene estesa anche agli anziani e ai leader dei clan, attraverso la<br />

creazione di consigli elettivi, i guurti, a livello regionale e locale. L’obiettivo ufficiale<br />

è sia quello di mediare nei conflitti che sorgono tra governo e popolazione, a cui si<br />

aggiunge quello informale ma altrettanto cruciale di diffondere e legittimare le<br />

politiche e i programmi governativi, così come di mobilitare la popolazione in<br />

occasione delle elezioni 316 .<br />

Soltanto negli ultimi anni gli sforzi da parte dell’EPRDF di formare una nuova<br />

classe dirigente sembra aver dato dei frutti, sotto forma dell’emergere di un gruppo di<br />

giovani diplomati presso il Civil Service College di Addis Abeba, che Hagmann<br />

qualifica come “giovani turchi”: “sono tra i pochi Somali-Etiopici che hanno ricevuto<br />

un’opportunità di beneficiare dell’istruzione superiore: per la maggior parte sono<br />

professionisti residenti nelle città, e molti sono quadri del partito che ricoprono<br />

importanti ruoli nell’amministrazione regionale. Secondo loro, molti dei funzionari<br />

regionali più anziani, compresi i capi del comitato esecutivo, hanno raggiunto le loro<br />

posizioni grazie alle loro tattiche tribali e in stretta cooperazione con l’esercito<br />

federale nella lotta contro l’ONLF e altri gruppi armati dal 1990 in poi. I membri di<br />

questa giovane generazione sono orgogliosi della loro educazione e si sentono<br />

politicamente vicini ed ispirati dal Primo ministro Meles Zenawi” 317 . La perenne<br />

instabilità della regione ha comunque obbligato l’EPRDF ad intensificare, soprattutto<br />

a partire dalla fine degli anni ’90, il suo intervento diretto a livello locale, ricorrendo a<br />

due strumenti principali: la stabile presenza dell’esercito, che in molte parti della<br />

regione continua a rappresentare l’unica struttura di governo visibile ed attiva sul<br />

terreno, e che, alle tradizionali attività militari affianca quelle virtuose della<br />

distribuzione degli aiuti alimentari, così come quelle più viziose del contrabbando;<br />

l’invio di quadri del partito per mediare nelle lotte di potere e rimuovere gli<br />

amministratori giudicati troppo inefficienti o poco fidati.<br />

315 Cfr. T. Hagmann e M.H. Khalif, “State and Politics in Ethiopia’s Somali Region since 1991”,<br />

Bildhaan: An International Journal of Somali Studies,Vol. 6, 2006, pp. 25-49.<br />

316 T. Hagmann, “Beyond clannishness and colonialism: understanding political disorder in Ethiopia's<br />

Somali Region, 1991-2004” in The Journal of Modern African Studies, 43(4), pp-509-536, 2005<br />

317 Ibid., p. 525.<br />

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