UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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3. Tutti pazzi per Meles: la partecipazione dei donatori al discorso di legittimazione<br />
La strategia di comunicazione dell’EPRDF nei confronti dell’opinione pubblica<br />
internazionale non sembra essere più fine ed elaborata di quella rivolta al pubblico interno.<br />
Palese è l’insofferenza per il fatto che l’Etiopia continua ad avere seri problemi d’immagine<br />
a livello internazionale, catturando l’indifferenza dei media internazionali soltanto in<br />
occasione delle emergenze umanitarie legate a siccità e carestia, delle tensioni con l’Eritrea<br />
e del suo ruolo nel conflitto in Somalia. Ai primi punti dell’agenda diplomatica<br />
dell’EPRDF resta così la volontà di assicurare la sicurezza nazionale e il recupero<br />
d’immagine del paese 465 .<br />
Nel bene e nel male, la percezione internazionale del governo etiopico è costruita<br />
attraverso la figura del primo ministro Meles, considerato uno dei leader più sensibili alle<br />
tematiche dello sviluppo e capace di una buona gestione economica del paese. Quanto ciò<br />
sia frutto di una strategia precisa da parte dell’EPRDF, e quanto dipenda effettivamente da<br />
doti personali del primo ministro, resta controverso 466 . Un’immagine rafforzata dai donatori<br />
stessi, che oltre ad avergli riconosciuto il titolo di nuovo leader africano, nei loro documenti<br />
ufficiali partecipano alla produzione del discorso in merito al governo etiopico come<br />
particolarmente sensibile al tema dello sviluppo e della lotta alla povertà.<br />
La figura dell’“allievo modello” non è certo prerogativa unica di Meles. Insieme agli<br />
altri New African Leaders, la qualifica viene generosamente elargita a numerosi leader<br />
africani, dal presidente tunisino Ben Ali, al re del Marocco Mohammed VI, e, per riflesso,<br />
ai governi da essi guidati 467 . Al contrario, la costruzione di un ritratto di good governant,<br />
riformatore dell’economia, sensibile ai problemi della povertà e rispettoso dei diritti umani<br />
– spesso a dispetto della gestione autoritaria del potere, dei reali risultati in materia di<br />
sviluppo e dell’opinione stessa degli addetti ai lavori - costituisce uno dei principali e forse<br />
più banali meccanismi di funzionamento delle agenzie di cooperazione internazionale, alla<br />
465 Cfr T.W. Giorgis, “From the Horse’s Mouth”, in Addis Fortune, 23 settembre 2008.<br />
466 E’ la tesi di Nicole Streamlau: The extent to which Meles has worked to create an image that is reflective<br />
of EPRDF realities is controversial and, as time went on, the need to differentiate from the past faded. In fact,<br />
the EPRDF has never seemed particularly concerned with developing a strategy to project a positive image of<br />
itself internationally, despite recognition from within the leadership that there is indeed a problem with<br />
managing its image externally. Still, however, there has not yet been talk of establishing a centre similar to<br />
Uganda’s Media Centre or to the related models in Kenya, Tanzania or South Africa. N. Stremlau, The press<br />
and consolidation of power in Ethiopia and Uganda, op.cit.<br />
467 Cfr ad esempio: B. Hibou, “Le marge de manoeuvre d’un “bon eleve” economique: la Tunisie de Ben Ali”,<br />
in Les Etudes du CERI, n 60, décembre 1999; I. Bono, “Outsourcing nella fabbrica della democrazia: appunti<br />
sulla partecipazione in Marocco”, in Meridiana, 58, 2007<br />
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