UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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6. Il perfezionamento delle tecniche di lotta politica e militare<br />
La rivoluzione del TPLF è innanzitutto una rivoluzione militare. Come<br />
sottolineato da uno dei membri del politburo,<br />
“fino a quando l’obiettivo principale è stata la sconfitta del Derg, la nostra principale<br />
attività è stata la lotta armata. Il nostro obiettivo strategico era quello di mobilitare la<br />
popolazione affinché supportasse la lotta armata: le riforme economiche e sociali erano<br />
strumentali a questo obiettivo. Magari nella percezione di alcune persone la lotta non era<br />
solo armata, ma anche sociale ed economica, ma nelle menti della leadership è sempre<br />
stato chiaro che tutto era in funzione della lotta armata e del suo sostegno” 158 .<br />
L’organizzazione interna del TPLF è dunque impostata per combattere una lotta<br />
che, soprattutto nelle sue fasi iniziali, viene reputata un’impresa titanica: affrontare il<br />
più grande esercito africano, partendo da una dotazione iniziale di “due muli, un asino<br />
e pochi fucili” 159 . L’immaginario leninista dei rivoluzionari “circondati su tutti i lati<br />
dai nemici” e “costretti ad avanzare costantemente sotto il fuoco nemico” 160 ricorre<br />
con frequenza nei ricordi dei protagonisti ed è rievocata anche nel motto del TPLF:<br />
“Our struggle is long and bitter, but our victory is certain” 161 . A dispetto del motto, le<br />
testimonianze di alcuni protagonisti, indicano come almeno nella sua prime fasi della<br />
lotta armata, il senso di disperazione e la continua esposizione al pericolo della morte<br />
fossero particolarmente diffuse:<br />
“Quando iniziammo la lotta armata nessuno pensava veramente di prendere il potere e<br />
governare il paese. Consideravamo che saremmo stati fortunati a sopravvivere e non<br />
morire in battaglia” 162 .<br />
“Unendoci al TPLF sapevamo che molto probabilmente il 99% dei combattenti sarebbe<br />
morto. E’ infatti la maggior parte è morta durante la guerra. Io ad esempio sono l’unica<br />
sopravvissuta tra i miei fratelli” 163 .<br />
Questa percezione contribuisce all’organizzazione del TPLF secondo una<br />
struttura in cui regnano una ferrea gerarchia, un’ordinata disciplina e il culto della<br />
segretezza. Un repertorio che, secondo Clapham, favorì lo sviluppo di pratiche e<br />
158<br />
Intervista, Gen. Tsadkan G/Tenzaye, già capo dell’esercito e Chief of staff, fuoriuscito del 2001,<br />
Addis Abeba 09.07.08<br />
159<br />
Come ricorda Sehbat Nega in un’intervista nel numero speciale dell’Ethiopian Herald per celebrare<br />
l’anniversario della caduta del Derg, A. Hadera, “After the ups, downs”, The Ethiopian Herald, 28<br />
maggio 2008.<br />
160<br />
Cfr. V.I. Lenin, Che fare?, Roma, Editori riuniti, 1986.<br />
161<br />
La nostra lotta è lunga ed amara, ma la nostra vittoria è certa.<br />
162<br />
Intervista, Yemane Kidane, già leader e membro del politburo del TPLF, EPRDF, fuoriuscito nel<br />
2001, Addis Abeba, 04.06.08<br />
163<br />
Intervista, Fetlework “Buongiorno” Gebre Igzabehir, Axum Zonal Office, Axum, 29.06.08.<br />
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