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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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soluzione alla questione nazionale elaborata dal TPLF, che si traduce nell’architettura del<br />

federalismo etnico sulla base del quale viene riorganizzato il paese. L’affermazione del<br />

diritto all’autodeterminazione per ogni “nazione, nazionalità e popolazione” del paese si<br />

concretizza nel riconoscimento da parte della Costituzione di una notevole autonomia alle<br />

regioni, ponendosi formalmente in netta rottura con la tradizione di centralismo autoritario<br />

del governo imperiale e del Derg. Si tratta di una strategia per certi versi contraddittoria, in<br />

cui la visione rigida e determinista della nazione presa a prestito dalla concezione staliniana<br />

convive con il ricorso strumentale al registro etnico per mobilitare e inquadrare élites e<br />

popolazioni locali. La novità dell’esperimento federale, insieme allo smantellamento del<br />

sistema di economia pianificata del Derg e all’organizzazione di elezioni periodiche, sono<br />

comunque sufficienti ad assicurare al nuovo governo la legittimità ed il sostegno<br />

internazionale, e al suo capo Meles Zenawi la qualifica di New African Leader.<br />

Nonostante la retorica su democrazia, autodeterminazione e partecipazione della<br />

popolazione, nella pratica il sistema federale creato dall’EPRDF si rivela ispirato ad un<br />

disegno di controllo del territorio da parte del governo centrale che presenta forti caratteri<br />

di continuità con i regimi che lo hanno preceduto. La neutralizzazione delle altre forze di<br />

opposizione al Derg consumata durante il Governo di transizione e la gestione poco<br />

trasparente delle successive tornate elettorali testimoniano l’allergia al pluralismo politico<br />

dell’EPRDF, ricalcando così il settarismo che secondo molti caratterizza la “cultura politica<br />

etiopica”. Il controllo delle periferie del paese avviene nella maggior parte dei casi<br />

attraverso un’intensa attività di formazione di nuove classi dirigenti locali, senza disdegnare<br />

tuttavia la cooptazione di quelle esistenti o ricorrere, nei casi più problematici, al<br />

commissariamento diretto da parte dell’élite nazionale. Ciò si traduce nell’istituzione di una<br />

sorta di “indirect rule fondato sulla definizione di etnia 712 , che, attraverso l’inserimento o la<br />

cooptazione delle élites locali all’interno della coalizione dell’EPRDF e la sovrapposizione<br />

della struttura del partito a quella dello stato, permettono la creazione di una capillare<br />

struttura di controllo e gestione del potere sintetizzabile con efficacia dalla formula del<br />

“dispotismo decentralizzato” 713 . Un’operazione facilitata dal lavoro svolto in precedenza<br />

dal Derg per la creazione di una cultura del partito unico e della sua sovrapposizione con<br />

l’amministrazione pubblica, in un paese dove con un unico termine, menghist, si continua<br />

ad indicare contemporaneamente lo stato, il governo e il partito.<br />

712<br />

Cfr. D.L. Donham, “Introduction”, in W. James, D. Donham, E. Kurimoto, A. Triulzi (eds.), Remapping<br />

Ethiopia: socialism and after, op. cit.<br />

713<br />

M. Mamdani, Citizen & Subject: Contemporary Africa & the Legacy of Late colonialism, op. cit.<br />

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