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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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Sulla tesi coloniale convergono infine gli Eritrei, i Somali che abitano nella<br />

regione dell’Ogaden ed una corrente oromo 228 , secondo cui la dominazione centrale<br />

da parte degli Amahara si configura come dominio coloniale su altri popoli,<br />

considerato come continuazione del dominio coloniale italiano e come prosecuzione<br />

dell’espansione imperiale abissina (in particolare negli anni 1870-1900, sotto Menelik<br />

II. E che quindi auspica la secessione e l’indipendenza per queste popolazioni. Sulla<br />

base di questa tesi, l’Eritrea considera che la federazione con l’Etiopia decisa con i<br />

Trattati di Pace dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che di fatto si trasformerà in<br />

un’annessione, rappresenta la contrazione del dominio coloniale italiano e rivendica<br />

quindi la sua indipendenza in quanto “decolonizzazione tardiva”. L’influenza<br />

coloniale italiana si rivela quindi cruciale nel forgiare il sentimento nazionalista<br />

eritreo 229 .<br />

Più controversa appare l’applicazione della tesi coloniale al caso Oromo, che si<br />

fonda - come sostengono Cristopher Clapham e Merera Gudina - su una ricostruzione<br />

selettiva e parziale della storia. Questa non terrebbe infatti conto di fattori storici (il<br />

fatto che gli Oromo figurano sia tra i conquistatori che i conquistati), geografici (la<br />

difficoltà di tracciare un confine per delimitare il territorio oromo, in virtù del suo<br />

carattere “interstiziale” 230 che colma i vuoti tra le altre popolazioni, quelle<br />

dell’altopiano, quelle pastorali dei bassopiani e quelle che abitano nelle regioni del<br />

sud) e demografici (il paradosso del gruppo etnico più consistente del paese che<br />

rivendica una secessione dalle altre minoranze, decretando la fine dell’Etiopia).<br />

All’interno di questo dibattito, il TPLF tenta di imporre, con successo, la sua<br />

tesi, attraverso due mosse. Innanzitutto l’esclusione dal processo di Transizione delle<br />

cosiddette forze multietniche, ovvero che non si propongono come rappresentanti di<br />

un singolo gruppo nazionale: oltre all’ormai delegittimato Workers Party of Ethiopia<br />

(WPE) di Menghistu, sono soprattutto i partiti dell’EPRP e del Meison – All<br />

Ethiopian Socialist Movement, riunite nella Coalition of Ethiopian Democratic<br />

228<br />

Cfr A. Jalata, Oromia & Ethiopia: State Formation and Ethno-national Conflict, 1868-1992,<br />

Boulder and London, Lynne Rienner Publisher, 1993.<br />

229<br />

Cfr G.P. Calchi Novati, “Conflict and the Reshaping of States in the Horn of Africa”, in A Triulzi,.<br />

e M. C. Ercolessi (eds.), State, Power, and New Political Actors in Postcolonial Africa, Milano,<br />

Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2004.<br />

230<br />

C. Clapham, “Rewriting Ethiopian History”, in Annales d’Ethiopie, Vol. XVIII, Centre Français des<br />

Etudes Ethiopiennes, 2002.<br />

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