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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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formazione di una classe dirigente, le competenze e le risorse sviluppate non sempre si<br />

rivelano sufficienti e adeguate alla complessità del compito. Come sintetizza uno dei<br />

membri del politburo del TPLF dell’epoca<br />

“Una volta preso il potere, invece di estendere il sistema dei baitos ad Addis Abeba e tutto il<br />

paese, ci siamo ritrovati a replicare la burocrazia dello stato centrale in Tigray. Questa<br />

operazione ha creato non pochi contrasti, perché la cultura dell’amministrazione in Tigray era<br />

differente da quella della burocrazia centrale, soprattutto nel settore della giustizia e della<br />

polizia” 621 .<br />

L’insofferenza della popolazione tigrina a cui è richiesto di accantonare le pratiche di<br />

autogoverno per integrarsi alla struttura della pubblica amministrazione nazionale, è<br />

riportata anche da John Young, che sottolinea come la cultura reazionaria e centralizzatrice<br />

trasmessa dai funzionari ministeriali che vengono trasferiti nella regione sia mal tollerata,<br />

così come si continua a guardare con sospetto alla burocrazia centrale “controllata<br />

ampiamente dall’etnia Amhara, che utilizzò i suoi poteri addirittura per bloccare i flussi di<br />

fondi ufficialmente autorizzati per il Tigray” 622 . Come riconosce infatti Chekole Kidane,<br />

quadro del TPLF chiamato poi a misurarsi con responsabilità amministrative a livello<br />

regionale, alla fine della guerra le capacità e risorse limitate obbligano di fatto a ricorrere<br />

alle strutture e al personale già esistente per la costruzione e la gestione del nuovo stato:<br />

“Durante la lotta armata non esisteva un vero e proprio sistema burocratico. Il Fronte<br />

svolgeva contemporaneamente le funzioni politiche, militari ed amministrative. Una volta<br />

preso il potere, il TPLF si è dovuto quindi appoggiare al sistema della pubblica<br />

amministrazione che esisteva, cercando di riformarlo secondo la propria volontà. Ad esempio<br />

per i primi anni il decentramento amministrativo è stato di fatto limitato dall’esistenza di un<br />

sistema di gestione delle finanze altamente centralizzato. All’inizio, a livello regionale e<br />

locale, non esistevano sufficienti capacità. Spesso non esistevano neanche gli uffici e le<br />

infrastrutture. Così per attività come l’acquisto di beni e servizi, le regioni dovevano<br />

appoggiarsi al livello federale. Oggi sono le woreda a dover affrontare gli stessi problemi” 623 .<br />

Alla fine della guerra civile, insieme a quelle del Working Party of Ethiopia (WPE), il<br />

partito unico creato da Menghistu, le sole strutture della pubblica amministrazione ad<br />

essere completamente smantellate, epurate e rifondate sono l’esercito, la giustizia e<br />

l’apparato di informazione e propaganda 624 . A parte un ricambio dei vertici politici ed il<br />

621<br />

Intervista, Gen. Tsadkan G/Tenzaye, già capo dell’esercito e membro del politburo del TPLF, fuoriuscito<br />

del 2001, Addis Abeba 09.07.08<br />

622<br />

J. Young, “Development and Change in Post-Revolutionary Tigray”, op. cit.<br />

623<br />

Intervista, Chekol Kidane, economista alla World Bank, membro del TPLF fuoriuscito nel 2001, Addis<br />

Abeba, 30.05.08.<br />

624<br />

Sulle linee che hanno ispirato la riforma dell’esercito, cfr T. Gebretensae, A vision of a new army for<br />

Ethiopia, documento presentato al “Symposium on the Making of the New Ethiopian Constitution”, Addis<br />

Ababa, 17-21 Maggio 1993; Sulle dinamiche che hanno interessato il sistema dei mass media in Etiopia nel<br />

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