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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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stretto” 35 - che si traduce in una lunga storia di conflitti armati, ma anche in un ricco<br />

repertorio di insulti verbali a cui si ricorre in ogni sezione della società 36 .<br />

Il concetto di cultura politica è stato oggetto di critiche e rielaborazioni<br />

successive 37 e anche nella sua applicazione all’Etiopia rivela diversi limiti. In primo<br />

luogo, offre un’interpretazione della politica del paese che Tobias Hagman,<br />

criticandone l’uso fatto da Abbink, definisce “primordialista”, in quanto non specifica<br />

se questa cultura appartenga alla società o allo stato, e non riflette adeguatamente la<br />

varietà culturale, religiosa ed etnica del paese, o anche soltanto la molteplicità di<br />

interessi e repertori politici che animano la coalizione dell’EPRDF 38 . La cultura<br />

politica etiopica sembrerebbe infatti coincidere con la nozione di “cultura politica<br />

Amhara”, che Donald Levine tratteggia nel 1965 39 . Si tratta però di un’idea<br />

riecheggiata in quella che Cristopher Clapham definisce la “great tradition: un credo<br />

teleologico nella gloriosa continuità dello stato e della civiltà dell’Etiopia Cristiano-<br />

ortodossa degli altipiani” che ha come principale limite quello di trascurare “la<br />

storicamente molto variabile territorialità dello stato e la grande varietà di differenti<br />

soluzioni politiche che vi hanno coesistito”. E che, al tempo stesso, rappresenta<br />

soltanto una delle modalità possibili attraverso cui interpretare e narrare la storia<br />

dell’Etiopia 40 .<br />

Nella visione di Abbink questa cultura caratterizza invece “l’arena politica<br />

sovrastante”, contrapponendosi a quella che viene definita la “cultura politica del<br />

livello locale”, fondata su idee di “giustizia, ricerca del consenso, mediazione delle<br />

comunità e libertà di parola” 41 . Questa cultura viene attribuita a tutti i cittadini<br />

ordinari e ai nuovi partiti d’opposizione, ricalcando tuttavia la visione della dicotomia<br />

– spesso artificiale 42 - tra governo e società civile che ispira tradizionalmente anche<br />

le politiche di good governance promosse dai donatori. L’artificiosità di questa<br />

35 J. Abbink, “Discomfiture of democracy? The 2005 election crisis in Ethiopia and its aftermath”, in<br />

African Affairs, 105/419, p. 173-199, 2006, p. 177.<br />

36 R. K. Molvaer, Socialization and Social Control in Ethiopia, op. cit., p. 325.<br />

37 Cfr. R.W. Wilson, Compliance Ideologies. Rethinking Political Culture, Cambridge, Cambridge<br />

University Press, 1992.<br />

38 T. Hagmann, “Ethiopian Political Culture Strikes Back: A rejoinder to J.Abbink”, in African Affairs,<br />

105/421, pp. 605-612, 2006.<br />

39 Cfr D. N. Levine, “Ethiopia: identity, authority and realism”, in L. W. Pye e S. Verba (eds), Political<br />

culture and Political Development, Princeton University Press, Princeton 1965. Pp. 245-81.<br />

40 C. Clapham, “Rewriting Ethiopian History”, in Annales d’Ethiopie, Vol. XVIII, Centre Français des<br />

Etudes Ethiopiennes, 2002, p. 41.<br />

41 J. Abbink, “Discomfiture of democracy? The 2005 election crisis in Ethiopia and its aftermath”, op.<br />

cit.<br />

42 Cfr J. F. Bayart e A. Mbembe, Le Politique par les bas en Afrique Noire. Contribution à une<br />

problématique de la démocratie, Paris, Karthala, 1992<br />

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