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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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progetti alternativi e reazionari come quello dell’EDU; dall’altro organizzare i<br />

contadini attorno ad un obiettivo ed un’azione comune e collettiva, creando una base<br />

di supporto al TPLF esterna alle strutture amministrative.<br />

Tutte queste iniziative vengono portate avanti e realizzate attraverso la<br />

creazione di strutture di amministrazione locale, i baitos, di un sistema di corti e di<br />

milizie popolari per garantire sicurezza e amministrare la giustizia. Come spiega<br />

Solomon Inquai,<br />

- “il primo baitos, o consiglio del popolo, viene creato nel 1980 a Sheraro ed è composto<br />

da 15 persone. Nel 1984 se ne contavano già più di trenta, con un terzo di consiglieri che<br />

erano donne. Tutti eletti direttamente dalla popolazione. Ma all’inizio non fu facile<br />

convincere la popolazione, che non era abituata alle elezioni e si aspettava che qualcuno<br />

venisse nominato dall’alto. Ci dicevano: Come possiamo scegliere noi?” 151 .<br />

A conferma di come anche l’impostazione autoritaria e gerarchica della<br />

millenaria “cultura politica abissina” possa essere trasformata anche nelle campagne<br />

conservatrici del Tigray, John Young sottolinea come nel 1995 la decisione di ridurre<br />

le woreda da 81 a 35 viene percepita come una perdita di status socio-economico e<br />

auto-governo locale da parte della popolazione 152 . Lo stesso spirito sembrerà<br />

aleggiare in occasione delle elezioni amministrative di aprile 2008, nel malumore<br />

registrato in Tigray per il fatto che i membri del consiglio del kebele vengono sì eletti,<br />

ma la scelta dei candidati non è più fatta dalla popolazione bensì dal partito 153 .<br />

Nell’attuazione di queste riforme, così come nelle relazioni con l’influente<br />

Chiesa ortodossa, il TPLF si dimostra astuto e pragmatico nel raggiungere un<br />

compromesso tra la sua volontà riformatrice e le pulsioni tradizionaliste della<br />

popolazione, in modo da non compromettere il sostegno contadino alla lotta armata.<br />

“Ovviamente durante la guerra lavoravamo con la Chiesa ortodossa, cercando di<br />

dialogare e promuovere comunque il cambiamento. Un problema ad esempio era<br />

quello del numero troppo elevato di festività, in cui non si poteva lavorare, con danno<br />

per lo sviluppo. Per fortuna riuscimmo ad arrivare ad un accordo e a far diminuire i<br />

giorni con divieto di lavoro. Alcuni preti si unirono anche alla lotta armata. Anche in<br />

materia di emancipazione delle donne sono stati fatti passi in avanti nel cambio di<br />

mentalità, ma in altri settori, come la tradizione di spendere molto per funerali o<br />

151<br />

Intervista a Dr. Solomon Inquai, già coordinatore europeo di REST e poi primo speaker del Tigray<br />

Regional Council, 02.07.08, Mekelle<br />

152<br />

Cfr J. Young, “Development and Change in Post-Revolutionary Tigray”, in Journal of Modern<br />

African Studies, 35, 1, 1997., p 94<br />

153<br />

Intervista a Catherine Dom, consulente, Addis Abeba, 26.05.2008<br />

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