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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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macroeconomici – crescita favorita anche dai livelli bassissimi di partenza - nonostante le<br />

battute d’arresto legate alla guerra con l’Eritrea ed alla siccità del 2002/3. Gli elogi non<br />

sono dissociati dalle preoccupazioni legate all’aumento dell’inflazione, anch’essa a doppia<br />

cifra come la crescita del PIL e legata soprattutto all’aumento del costo del petrolio, ma<br />

anche al possibile rovescio della “buona fortuna” legata alle condizioni climatiche propizie<br />

da cui dipende strutturalmente l’agricoltura, propizie fino al 2007, ma nel 2008 sembra<br />

essersi interrotto il ciclo. Da allora comunque la crescita è ripresa ancora più vigorosa<br />

facendo registrate dati mai conosciuti in passato e con una notevole accelerazione rispetto<br />

agli anni novanta: il PIL è cresciuto dell’11% rispetto al 4% del periodo 1995/96-2002/03,<br />

contribuendo ad un aumento del PIL procapite del 43% rispetto alla fine degli anni novanta;<br />

le importazioni del 27% rispetto al 6, le esportazioni del 24% rispetto al -1%, gli<br />

investimenti stranieri diretti del 39% rispetto al -14% 485 . Questi risultati positivi vengono<br />

attribuiti agli effetti degli investimenti pubblici nelle infrastrutture di base, in particolare<br />

strade, energia, telecomunicazioni e acqua, così come agli effetti positivi sulla produttività<br />

legati alla maggior spesa pubblica nei settori della sanità e dell’istruzione.<br />

Un altro segnale indicativo dell’impegno del governo a favore dello sviluppo viene<br />

individuato nel forte senso di “ownership” dei programmi e delle politiche di lotta alla<br />

povertà. Un’attitudine sintetizzata nell’immagine di “uno dei rari governi africani che prova<br />

davvero a comandare a casa sua” 486 in quanto “geloso della sua sovranità” 487 . Una fierezza<br />

riassunta nella formula utilizzata da Meles in un’intervista al Guardian a proposito della<br />

condizionalità democratica:<br />

“riteniamo che la democrazia non possa essere imposta dall’esterno in nessuna società. La<br />

democrazia è l’espressione di un popolo sovrano. Imporla dall’esterno è per natura<br />

antidemocratico. Ogni nazione sovrana deve prendere le sue decisioni ed avere i suoi criteri su<br />

come autogovernarsi” 488 .<br />

Per quanto questa postura renda le relazioni tra donatori e governo particolarmente<br />

spigolose, quando non aspre e burrascose – come durante la guerra con l’Eritrea o<br />

all’indomani delle elezioni del 2005 - e le negoziazioni decisamente laboriose, si tratta di<br />

un atteggiamento che viene rispettato dai donatori, quando non addirittura esaltato come fa<br />

485<br />

Fonte: World Bank, Country Management Unit, International Development Association, Assistance<br />

Strategy for the Federal Democratic Republic of Ethiopia, Report N. 43051 ET, 2 Aprile 2008.<br />

486<br />

Intervista ad Andrea Senatori, Direttore Ufficio di Cooperazione dell’Ambasciata Italiana in Addis Abeba,<br />

27.06.08.<br />

487<br />

Development Cooperation Ireland, Aid modalities to Ethiopia, Addis Abeba, 15 marzo 2004.<br />

488<br />

S. Tisdall, “To impose democracy from outside is inherently undemocratic”, The guardian, 25 gennaio<br />

2008.<br />

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