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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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Il controllo dell’apparato statale attraverso il partito rappresenta anche la principale<br />

strategia di accumulazione dell’EPRDF, secondo una pratica che, prima ancora che<br />

termidoriana, si conferma soprattutto africana 714 . Il richiamo ufficiale al modello del<br />

developmental state permette infatti all’EPRDF di gestire, attraverso le strutture della<br />

pubblica amministrazione, le principali risorse del paese. La terra, nazionalizzata dal Derg,<br />

continua a rimanere di proprietà pubblica. La rendita del caffé, principale materia prima<br />

prodotta nel paese, è catturata attraverso il sistema di esportazione centralizzato che transita<br />

dall’asta pubblica di Addis. Il credito resta in mano al governo che controlla direttamente il<br />

sistema bancario e quello della microfinanza. In omaggio ai principi di armonizzazione e<br />

ownership promossi dalla comunità internazionale, si cerca infine di concentrare e<br />

razionalizzare la rendita degli aiuti attraverso i canali governativi, per ridurre al minimo il<br />

ruolo di potenziali “mediatori dello sviluppo” 715 concorrenti. Si tratta comunque di processi<br />

di accumulazione che avvengono con discrezione e senza ostentazione, e in cui la linea di<br />

demarcazione tra promozione dello sviluppo e accumulazione primitiva si rivela nella<br />

pratica – come nella maggior parte dei casi – estremamente fluida. Inoltre, più che<br />

rimpinguare i conti esteri di singoli individui, appare orientata a rafforzare la struttura della<br />

macchina clientelare del partito.<br />

La discrezione con cui vengono condotte queste pratiche le rende meno imbarazzanti<br />

agli occhi della comunità internazionale, che accetta in cambio di chiuderli di fronte<br />

sull’eretica sfrontatezza con cui l’Etiopia aderisce al modello della democrazia neo-liberale<br />

e si inserisce nell’economia mondo. Il governo dell’EPRDF, lungi dall’operare una<br />

liberalizzazione di facciata o una deregolamentazione predatrice dell’economia – come<br />

accade in altre situazioni termidoriane quali ad esempio l’Iran o la Cambogia 716 - si<br />

ripropone infatti di trasformarla e controllarla sulla base di una ricetta che rifiuta<br />

apertamente i dogmi neoliberali e invocando uno stato interventista, sul modello taiwanese,<br />

senza che ciò provochi particolare turbamento da parte di donatori e Banca Mondiale.<br />

Questa adesione dialettica e selettiva alle ricette proposte dall’occidente conferma –<br />

nel caso ce ne fosse ancora bisogno – il riemergere della concorrenza sul mercato<br />

internazionale delle ideologie e dei modelli politici ed economici. E suggerisce nuove piste<br />

di ricerca per esplorare il terreno, ancora relativamente poco conosciuto, dell’incontro e<br />

714<br />

Cfr. J-F. Bayart, L’Etat en Afrique. La politique du ventre, op. cit., pp.<br />

715<br />

T. Bierschenk, J-P. Chauveau, J-P. Olivier de Sardan, Courtiers en développement. Les villages africains<br />

en quête de projets, op. cit.<br />

716<br />

Cfr. J-F. Bayart, Le concept de situation thermidorienne: régimes néo-révolutionnaires et libéralisation<br />

économique, op. cit.<br />

223

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