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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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costituzionali, considerate strumenti appropriati per favorire pluralismo,<br />

partecipazione e autonomia locale in un paese composto da una notevole varietà di<br />

gruppi etnici e nazionali 9 .<br />

L’esame delle differenti tornate elettorali che si sono succedute dalla caduta del<br />

Derg, ha portato invece ad un bilancio sostanzialmente negativo del processo di<br />

transizione che ha interessato il paese a partire dagli anni novanta. Dalle analisi che si<br />

rifanno alla scuola della “transitologia” sembrano infatti emergere pochi dubbi – e<br />

qualche discutibile certezza - sul deragliamento del processo di democratizzazione<br />

dell’Etiopia. Il regime etiopico viene considerato una democrazia “virtuale”, in<br />

analogia con la maggior parte degli esperimenti di transizione democratica avviati e<br />

falliti in Africa negli anni novanta 10 : un giudizio sigillato dal fatto che, nelle<br />

classifiche di Freedom House, dal 1991 in poi l’Etiopia non riuscirà mai ad andare<br />

oltre la qualifica di paese soltanto “parzialmente libero”.<br />

Così, ripercorrendo la storia delle contestate tornate elettorali che si svolgono<br />

dal 1991 al 1995, nonché la controversa ed autoritaria gestione del Governo di<br />

transizione da parte dell’Ethiopian People Revolutionary Democratic Front (EPRDF),<br />

in virtù della sua supremazia militare, Terence Lyons – che è anche consigliere del<br />

gruppo dei paesi donatori per l’organizzazione delle elezioni del 1995 – denuncia<br />

quasi subito la chiusura del periodo di transizione, che “iniziato con una vivace<br />

pluralità di voci provenienti da varie organizzazioni politiche”, si conclude senza<br />

troppe scosse con la netta egemonia dell’EPRDF e con lo smantellamento delle<br />

principali forze di opposizione 11 . Queste tesi sono documentate e rafforzate dai<br />

rapporti delle missioni internazionali di monitoraggio, e da quelle in merito alle<br />

violazioni dei diritti umani stilate del Dipartimento di Stato Americano o da ong<br />

come Amnesty International e Human Rights Watch 12 .<br />

Ciò non impedisce tuttavia ad altri studiosi – ed in particolare a quelli vicini<br />

all’amministrazione americana ed “organici” al suo progetto di diffusione e<br />

9 Si veda ad esempio J. Abbink, “Ethnicity and Constitutionalism in Contemporary Ethiopia”, in<br />

Journal of African Law, 41(2), pp. 159-174, 1997; A. Abbay, “Diversity and State Building in<br />

Ethiopia”, in African Affairs, 103(413), pp. 593-614(22) 2004<br />

10 R. A. Joseph, “Africa, 1990-1997: From Abertura to Closure”, in Journal of Democracy, 9 (2), pp.<br />

3-17, 1998<br />

11 T Lyons, “Closing the Transition: the May 1995 Elections in Ethiopia”, in Journal of Modern<br />

African Studies, 34(1), pp. 121-142,1996.<br />

12 Si veda ad esempio, HRW, “Clinton Administration Policy and Human Rights in Africa”, Human<br />

Rights Watch Report 10 (March 1998): 10 1-A.<br />

http://www.hrw.org/legacy/reports/reports98/africa/africlin.htm<br />

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