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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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L’aiuto umanitario si conferma in particolare canale privilegiato per evitare<br />

l’imbarazzo dei paesi occidentali negli anni del conflitto con l’Eritrea (1998-2001) quando<br />

“viene raggiunto un tacito accordo per cui i donatori bilaterali avrebbero finanziato solo<br />

l’assistenza umanitaria - per evitare la percezione di finanziare indirettamente le spese<br />

militari – mentre la Banca Mondiale avrebbe mantenuto livelli basilari di aiuto allo<br />

sviluppo” 416 . Negli anni successivi alla fine del conflitto con l’Eritrea si registra un<br />

notevole aumento dei flussi di aiuti, che raddoppiano dal 2000 2004, grazie alla decisione<br />

di diversi donatori come Regno Unito, Canada, Svezia e Italia di inserire l’Etiopia tra i<br />

paesi d’intervento prioritario. Dal 2000 si contano in Etiopia più di 25 agenzie di<br />

cooperazione con un portafoglio annuale superiore ai 5 milioni di dollari. Oggi l’Etiopia è il<br />

principale beneficiario africano degli aiuti della Banca Mondiale e dei paesi dell’Unione<br />

Europea. Una situazione simile si ripresenta nel 2005 quando, all’indomani della gestione<br />

autoritaria del periodo post elettorale, si consuma una rottura più che altro simbolica tra il<br />

governo etiopico e i suoi partner internazionali. I donatori che praticano il sostegno diretto<br />

al bilancio dello stato (Direct budget support) decidono, infatti, di interrompere i<br />

finanziamenti per un totale di circa 370 milioni di dollari, salvo poi mettere a punto qualche<br />

mese dopo una nuova forma di finanziamento per incanalare i fondi direttamente nelle<br />

casse delle amministrazioni locali e così “compensare il Governo etiopico per le perdite<br />

impreviste di fondi del bilancio” come ammesso da uno degli ideatori del programma<br />

stesso 417 .<br />

Questo breve excursus storico permette comunque di evidenziare alcuni elementi che<br />

contraddistinguono ancora oggi le pratiche di extraversione delle elite etiopiche.<br />

Innanzitutto, l’accesso alle risorse internazionali è tradizionalmente avvenuto attraverso la<br />

struttura moderna e centralizzata dell’amministrazione pubblica, capace di sfruttare le<br />

prerogative della sovranità statale per garantire l’efficacia dell’inserzione nel sistema<br />

internazionale. In secondo luogo, questo processo viene legittimato attraverso il ricorso<br />

all’immaginario della modernizzazione e dello sviluppo. Inoltre l’accesso alle risorse<br />

internazionali è strumentale al progetto governativo di controllo dello spazio ed<br />

encadrement della popolazione locale. Ed infine, lungi dal sancire la dipendenza del paese<br />

da potenze straniere, queste pratiche rivelano l’abilità delle classi dirigenti etiopiche<br />

416 X. Furthado e J.W. Smith, Ethiopia: aid, ownership and sovereignty, Managing Aid dependency project,<br />

GEG working paper, 2007/28, 2007, p. 27.<br />

417 Ibid., p. 9<br />

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