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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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preambolo della Costituzione. Come la maggior parte delle Costituzioni, anche quella<br />

etiopica si fonda infatti su una fiction, con l’obiettivo di fondare il mito<br />

rivoluzionario. Nel caso della Costituzione del 1995, questo corrisponde all’idea di<br />

entità sovrane e precedentemente indipendenti – nations, nationalities e peoples - che<br />

sulla base di un’adesione volontaria decidono di negoziare la forma della loro vita in<br />

comune nel nuovo stato federale.<br />

L’artificiosità di questa soluzione è inoltre alimentata dal fatto che non vengono<br />

ufficialmente chiarite le differenze tra nations, nationalities e peoples. Ciò si riflette<br />

nell’arbitrarietà con cui sono stati definiti il numero e i confini dei vari stati regionali.<br />

Così degli oltre ottanta gruppi etnici, di dimensioni assai diverse, che rispettano le<br />

caratteristiche previste dalla costituzione per poter dar vita ad un’amministrazione<br />

regionale autonoma, soltanto cinque dispongono di uno stato “proprio”, che nei fatti<br />

non si presenta come culturalmente e linguisticamente omogeneo. Gli altri Stati sono<br />

invece abitati da una pluralità di gruppi, di cui nessuno costituisce una maggioranza<br />

sufficiente per avere il “proprio stato”. La confusione è alimentata dal discorso semi-<br />

ufficiale, portato a giustificare lo status quo federale sulla base del ricorso ora ad<br />

indicatori quantitativi, come la numerosità della popolazione, ora a giudizi qualitativi,<br />

in merito alla presunta maturità politica dei gruppi, dal sapore rivoluzionario e<br />

marxista-leninista. Il ragionamento di un rappresentante della House of Federation, la<br />

camera federale del paese, nel cui mandato vi è anche il compito di interpretare la<br />

Costituzione, è esemplare della confusione – strumentale? – generata nell’opinione<br />

pubblica dalla complessa soluzione alla questione nazionale:<br />

“L’articolo 39 contiene la definizione di nations, nationalities e peoples. Potrebbe<br />

essere migliorato, magari in futuro. La definizione è generale, ma necessita di qualche<br />

chiarificazione. Ci sono terminologie e definizioni differenti, ad esempio quelle<br />

dell’ideologia marxista. In principio la definizione non riguarda il numero della<br />

popolazione, ma possono esserci delle differenze: alcuni gruppi sono chiamati “popoli”<br />

se sono poco numerosi. In pratica, le nazioni sono più grandi delle nazionalità e i popoli<br />

sono più piccoli delle nazionalità. Somali e Afar sono nazioni…ma anche nazionalità.<br />

Noi usiamo questi termini in base alla percezione della popolazione stessa e dei governi<br />

regionali. Magari c’è bisogno di qualche chiarificazione, ma non è una questione<br />

fondamentale: non ci sono problemi perché la definizione funziona a tutti i livelli. E il<br />

fatto che non ci sono problemi deriva dall’articolo 39 che riconosce a tutte le nazioni,<br />

nazionalità e popoli il diritto all’autodeterminazione e alla secessione. Quindi, in<br />

principio ognuno ha diritto a creare il proprio stato regionale. Ma con l’obiettivo<br />

dell’unità alcune nazionalità e popoli hanno scelto di vivere insieme in un unico stato<br />

regionale. Nessuno li sta privando del loro diritto, ma per via di problemi strutturali e<br />

scarse capacità decisero di non creare il proprio stato. Preferirono formare uno stato con<br />

altri gruppi, sulla base dei loro punti in comune. Hanno esercitato il loro diritto,<br />

scegliendo di vivere in uno stato comune. Erano autonomi, ma hanno preferito confluire<br />

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